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Orefice fallito si spaccia per Andrea Pirlo e truffa boutique di lusso

Un ex orefice di 48 anni si è a lungo spacciato per Andrea Pirlo riuscendo a truffare boutique di lusso di Napoli, Torino e Brescia. E’ stato denunciato dall’ex calciatore.
A cura di Davide Falcioni
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Un uomo di 48 anni di Valenza Po, in provincia di Alessandria, è stato denunciato dalla Digos per truffa e sostituzione di persona. Si tratta di A.P., un ex orafo con alle spalle un procedimento fallimentare e una serie di altri piccoli problemi con la giustizia che, secondo l'accusa, in diverse occasioni si sarebbe spacciato per l'ex campione della Juventus Andrea Pirlo facendo acquisti di beni di lusso a nome del centrocampista. Il 48enne avrebbe fatto shopping in boutique  di Napoli, Brescia e Torino, riuscendo tutte le volte a convincere i titolari di essere l'ex calciatore – sfruttando una vaga somiglianza fisica – e puntando gli oggetti più costosi, rassicurando che una sua assistente sarebbe poi passata a saldare il conto; per questo a finire nei guai è stata anche la sua fidanzata, S.L., denunciata in concorso perché si spacciava per una collaboratrice del giocatore.

Le indagini sono scattate in seguito a una denuncia presentata dal vero Andrea Pirlo, assistito dall’avvocato Gian Filippo Schiaffino, del foro di Milano. Stando alla querela, sono documentati cinque episodi, anche spiacevoli, in cui il suo presunto sosia si sarebbe insinuato nella vita privata dell’ex calciatore quasi come uno stalker. In un caso A.P. avrebbe contattato il medico di famiglia dell'ex calciatore, chiedendogli una "scorciatoia" per una visita, o spacciandosi per il fratello di Pirlo nel corso di una festa.

I raggiri hanno avuto inizio oltre due anni fa. In una prima occasione il falso Pirlo aveva cercato di acquistare un orologio prezioso in un negozio di Torino, fallendo grazie all'attenzione dell’orologiaio. Successivamente sono arrivate le boutique di Brescia e Napoli, alle quali aveva telefonato annunciandosi: "Salve sono Andrea Pirlo", diceva il truffatore, che così facendo otteneva un primo acquisto scontato per poi mandare la sua "collaboratrice" a ritirare la merce senza mai pagare il salatissimo conto. Gli uomini della Digos sono risaliti all’identità dell’ex orafo seguendo le tracce telefoniche lasciate per contattare i negozi.

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