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News sull'omicidio di Pierina Paganelli a Rimini

Omicidio Pierina Paganelli: perché la verità e l’identità del killer possono essere nascoste in un patto

È possibile che la verità sulla morte di Pierina Paganelli sia celata in un patto di lealtà stipulato tra le persone che erano più vicine alla donna? E che la rottura di questo patto possa portare ad una nuova fase di indagine?
A cura di Margherita Carlini
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L’omicidio di Pierina Paganelli, uccisa con 29 coltellate la sera del 3 ottobre 2023, nel garage della sua abitazione in via del Ciclamino a Rimini, resta ancora senza un colpevole. Nonostante gli elementi emersi e le innumerevoli indiscrezioni sulla vicenda, l’indagine è ancora a carico di ignoti. Ad essere solo attenzionate dagli inquirenti sono quattro persone molto vicine alla donna: Manuela Bianchi e suo fratello Loris, Louis Dassilva e sua moglie Valeria. Inquilini (fatta eccezione per Loris che la sera dell’omicidio si trovava però a cena a casa di Manuela) degli altri due appartamenti del terzo piano di via del Ciclamino, lo stesso di Pierina.

La vita di Pierina Paganelli prima della morte

Ma chi era Pierina Paganelli? Perché qualcuno avrebbe dovuto odiarla a tal punto? E soprattutto chi potrebbe aver scelto di ucciderla? Dalle testimonianze di chi la conosceva nei suoi differenti contesti di vita, emerge il profilo di una signora tranquilla, molto legata alla sua famiglia, in particolare ai suoi tre figli ed ai nipoti, e alla congregazione dei testimoni di Geova che per lei era una seconda famiglia, o meglio, che per lei era anche la sua famiglia.

Nessuno screzio significativo, nessuna ragione di risentimento da parte di qualcuno, nessuna circostanza che potesse farla ritenere un soggetto a rischio, se non negli ultimi mesi della sua vita. Perché negli ultimi cinque mesi, la vita tranquilla di Pierina era significativamente cambiata ed era stata segnata da numerosi eventi traumatici.

L'incidente di Giuliano ancora irrisolto

Nel mese di aprile, nel rapporto tra Giuliano, figlio di Pierina, e sua moglie Manuela, sembra essersi creata una profonda frattura, tanto che la donna decide di allontanarsi dalla casa coniugale, per trasferirsi temporaneamente da suo fratello Loris. La figlia sedicenne della coppia resta a casa con il padre. Poco dopo, il 7 maggio, Giuliano ha un grave incidente, viene rinvenuto ai bordi di una strada, con la sua bicicletta con profonde ferite alla testa. Resta in coma per diversi mesi, mentre sua madre si reca quotidianamente al suo capezzale. La dinamica di quell’evento non è stata ancora stabilita e non è stato quindi possibile definire se si sia trattato di un’aggressione o di altro.

Pierina Paganelli aveva scoperto la relazione extraconiugale di Manuela

Nel frattempo Manuela rientra nell’abitazione di via del Ciclamino e Pierina, nell’appartamento di fianco, viene a conoscenza del fatto che, alla base della crisi relazionale tra Giuliano e sua moglie, vi sia una relazione extraconiugale che Manuela aveva, o ha ancora con un altro uomo.

Pierina sta cercando di scoprire l’identità di questo uomo. Manuela ne è informata da Valeria. Valeria ha ascoltato gli sfoghi di Pierina al telefono, le sue considerazioni sulla nuora e le ha riportate a Manuela. La notizia di questa relazione arriva anche alla congregazione dei testimoni di Geova. Per i fedeli del culto, è un comportamento inaccettabile che comporta l’allontanamento di chi lo pone in essere.

Pierina e al sua famiglia
Pierina e al sua famiglia

L'assassino conosceva molto bene Pierina

È possibile che Pierina, sua malgrado, nell’intento di tutelare le persone a lei più care, sia diventata un pericolo per qualcuno? Pericolosa perché poteva rivelare un segreto ancora mai svelato? Pericolosa perché poteva condizionare negativamente l’esistenza e la sussistenza, anche sotto il profilo economico di qualcuno? Pericolosa perché avrebbe potuto impedire la realizzazione di un progetto di vita insieme? Di certo, dall’analisi della scena del crimine, dalla scelta del luogo in cui la donna è stata uccisa e dalle modalità che sono state utilizzate per farlo, è desumibile che l’assassino fosse una persona che conosceva molto bene la vittima e conosceva altrettanto bene il palazzo in cui l’ha uccisa. Soprattutto, chi l’ha raggiunta con quelle 29 coltellate, covava una profonda rabbia nei suoi confronti. Non è nemmeno possibile escludere l’esistenza di un esecutore materiale e di una o più persone che abbiano avuto il ruolo di mandanti. Ecco che, nella comprensione di questo omicidio, l’analisi delle relazioni interpersonali che la donna aveva, diventa dirimente.

L’omicidio di Pierina si consuma in un’escalation di tensioni e risentimenti. Le persone che sin da subito vengono attenzionate dagli inquirenti, per la loro vicinanza con la vittima e per la loro presenza nello stabile la sera dell’omicidio, si mostrano sin da subito coese nella tutela gli uni degli altri.

Loris e Manuela dichiarano di essere stati a cena insieme e di aver seguito da remoto la funzione a cui Pierina stava partecipando. A testimonianza del loro racconto producono delle foto che immortalano quei momenti. Nell’appartamento a fianco, Valeria garantisce che lei e suo marito hanno trascorso la serata in casa. Hanno cenato per poi guardare un film sul divano. Ognuno si spende per garantire in riferimento alla sincerità e all’innocenza degli altri.  Decidono di incaricare un unico avvocato che li sostenga nella strutturazione di questa loro linea. Un gruppo il loro, costituito al suo interno da due coppie, una di fratelli, Manuela e Loris e l’altra di coniugi. Solitamente all’interno di un gruppo, dallo scambio e dalle relazioni che si sviluppano tra le singole soggettività, va a strutturarsi un’identità in cui i vari componenti si riconoscono.

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L’equilibrio interno delle dinamiche è mantenuto dalla sussistenza degli equilibri tra le singole unità. Il gruppo nasce e si mantiene attraverso l’interazione di queste singole parti, ognuna delle quali mette in campo le proprie risorse per la realizzazione delle finalità del gruppo stesso. Questo gruppo, costituito da Loris, Manuela, Louis e Valeria aveva un obbiettivo comune da perseguire? O all’interno di ogni singola coppia esiste una personalità dominante che è riuscita a condizionare il comportamento dell’altro/a per il raggiungimento di un fine personale? Questo fine può essersi rivelato in contrasto con gli obiettivi del gruppo? Era in contrasto con l’essere in vita di Pierina?

Il ruolo di Manuela e Louis

Dai dati che abbiamo sembra che le personalità più forti e strutturate siano quelle di Manuela e Louis. La prima rimanendo sullo sfondo della vicenda, pur essendone in qualche modo la figura centrale, ha lasciato che suo fratello Loris si esponesse mediaticamente, forse seguendo anche una personale smania di essere al centro di quelle attenzioni, riservandole così un ruolo solo apparentemente marginale. All’interno dell’altra coppia Louis sembra essere la persona più fredda, razionale ed emotivamente distaccata. Manuela e Louis potevano avere un fine comune? Sicuramente, fino alla morte di Pierina avevano interesse a mantenere il loro segreto, il segreto relativo alla loro relazione.

Valeria lo apprende solo dopo l’omicidio, nel corso delle escussioni da parte degli inquirenti, che le mostrano i messaggi compromettenti che suo marito e Manuela si scambiavano. Probabilmente lo svelamento di questa verità può aver cambiato, giorno dopo giorno, gli equilibri emotivi all’interno del gruppo, creando profonde modificazioni. Un mutamento delle dinamiche interne che è possibile percepire anche dalle scelte che i singoli fanno. Dapprima Manuela decide di lasciare i testimoni di Geova, apparentemente, proprio quando la sua espulsione risultava un evento ormai inevitabile. Decide inoltre, anche pubblicamente, di confermare la relazione che ha avuto con Louis, rivelando la natura dei sentimenti profondi che nutriva nei confronti di quell’uomo, così come privatamente lo aveva precedentemente confessato a Valeria. Un oltraggio imperdonabile per quest’ultima, che pubblicamente minimizza, coerentemente con quanto fa suo marito Louis, la portata di “questa trescazza”, come l’ha definita, e decide di rimanere al suo fianco, continuando a confermarne un alibi che inizia a presentare diverse contraddizioni.

Prima tra tutte quella relativa agli orari: Valeria ha infatti sempre affermato di essere andata a letto, quella sera, prima delle 22.00, mentre suo marito era rimasto sul divano, con la gamba alzata, per alleviare il dolore causato da un incidente che aveva avuto il giorno prima. L’autopsia sembra però aver stabilito che la morte di Pierina risale alle 22.15 circa, cioè in un lasso temporale nel quale Valeria non può più garantire in merito alla presenza in casa di suo marito. Ciononostante al momento la donna continua a riversare la sua rabbia esclusivamente su Manuela e decidendo quindi, di incaricare anche un nuovo legale.

In ultima analisi Manuela annuncia la sua decisione di lasciare lo stabile di via del Ciclamino, perché le condizioni sarebbero diventate insopportabili, sia all’interno del condominio, nel quale sono apparse scritte diffamatorie contro di lei, che all’interno dell’appartamento con cui vive con suo marito Giuliano. L’impressione è che l’identità di questo gruppo, il fine che lo teneva coeso, così come gli apparentemente solidi legami che univano le singole parti, siano venuti meno. Solitamente, quando la coesione di un gruppo si sfalda, prevalgono inevitabilmente gli interessi dei singoli. Nel caso specifico questo potrebbe corrispondere con una rapida evoluzione della situazione, con la rottura di un patto, che potrebbe portare all’emersione, almeno in parte, della verità.

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Sono Psicologa Clinica, Psicoterapeuta e Criminologa Forense. Esperta di Psicologia Giuridica, Investigativa e Criminale. Esperta in violenza di genere, valutazione del rischio di recidiva e di escalation dei comportamenti maltrattanti e persecutori e di strutturazione di piani di protezione. Formatrice a livello nazionale.
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