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Nuovo Arcivescovo dell’Aquila: prossimi 5 anni saranno decisivi

“I prossimi cinque anni saranno decisivi. Senza segnali nitidi la città nn ci sarà più”. E’ il monito lanciato dal nuovo Arcivescovo dell’Aquila a meno di 24 ore dalla nomina.
A cura di Laura Murino
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Giuseppe Petrocchi è stato nominato Arcivescovo dell’Aquila ha lanciato un allarme forte a 24 ore dalla sua nomina, "I prossimi cinque anni saranno decisivi. Senza segnali nitidi la città non ci sarà più". Ha parlato alla platea che si era radunata per l’apertura dell’oratorio nella Basilica di San Giuseppe Artigiano dicendo che “si rischia un'emorragia demografica gravissima” e denuncia l’“evaporazione delle promesse e inconsistenza degli impegni”, una situazione che peserà sulle generazioni future, che porterà tanti giovani a “ migrare altrove e ci sarà una fuga di risorse, soprattutto giovani”. Nell'omelia tenuta durante la cerimonia d’insediamento il monsignore nella Basilica di S. Maria di Collemaggio ha ricordato la tragedia che ha colpito la città, citando un passo della Bibbia, “rallegratevi con L’Aquila”, “esultate per essa tutti voi che l’amate. Sfavillate con essa di gioia tutti voi che per essa eravate in lutto”. Ha commentato il versetto dicendo che “ stanno sotto gli occhi di tutti i segni impietosi della tragedia che ha colpito questa città e la sua gente”.

Paragonando la tragedia del terremoto alla Passione di Cristo parla di “Passione secondo gli Aquilani” e dei 309 martiri del sisma e delle loro famiglie. Racconta poi di una sua intuizione che conserva ancora su un foglio di quanto era studente “oggi ho capito che posso essere libero e contento sempre: non solo “nonostante” il dolore, ma “grazie” al dolore, se lo rendo Amore”. L’Arcivescovo ha dedicato gran parte dell’omelia al dolore che ha lasciato il terremoto del 6 aprile del 2009. In quell’ocasione, confessa Petrocchi, un suo amico sacerdote gli disse “su L’Aquila è scesa una grande notte”. La notte che nasconde e avvolge, è anche il momento in cui si vede, per esempio, il cielo stellato. “Vorrei proprio – continua – che la ‘grande notte’ che si posata su L’Aquila fosse una occasione per riscoprire valori cristiani e umani, spesso occultati da una vita frenetica e secolarizzata”. Auspicando l’arrivo della Luce dopo la Notte, il monsignore dice “Ecco perché – diciamolo ad alta voce – non ci contenteremo di vedere soltanto cicatrizzate le ferite della nostra Città: vogliamo che L’Aquila diventi un inno alla Vita e al coraggio, una “Città sul monte” alla quale tanti si diranno onorati di guardare”.

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