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Nuova udienza Ponte Morandi, almeno 700 ipotetiche parti civili: si rischia paralisi del processo

Durante la nuova udienza per il crollo del Ponte Morandi, Autostrade e Spea hanno chiesto la loro esclusione dalle parti responsabili civili. Il Comitato in Memoria delle Vittime a Fanpage.it: “Spaventati dalla mole di richieste di parti civili”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Si è appena conclusa l'udienza per il crollo del Ponte Morandi a Genova prevista per oggi, martedì 13 settembre. Imputati, testimoni e membri del Comitato in Memoria delle Vittime si sono recati in aula questa mattina alle 9 dopo il rinvio di 24 ore decretato a causa dello sciopero degli avvocati penalisti. In questa sede, Austostrade e Spea hanno chiesto di essere escluse come responsabili civili: qualora il collegio giudicante accettasse, le due società non dovrebbero risarcimenti in caso di condanna.

Secondo quanto spiegato a Fanpage.it dalla portavoce del Comitato in Memoria delle Vittime del Ponte Morandi, Egle Possetti,  le due società che hanno già patteggiato l'uscita dal processo per responsabilità amministrativa con un pagamento di 30 milioni, sostengono di non poter essere inserite tra le responsabili civili perché assenti durante i due incidenti probatori fissati prima dell'inizio del dibattimento.

"Secondo i legali di Autostrade e Spea, il fatto che le due società fossero presenti agli incidenti probatori come indagate per responsabilità amministrativa, quindi in altra veste, rende nullo il loro inserimento tra i responsabili civili di questa vicenda – ha raccontato -. Questo causerebbe una serie di problemi per l'ottenimento dei risarcimenti. Le due società potrebbero uscire anche da questo processo a causa di una mera postilla burocratica. Hanno infatti potuto assistere a tutte le fasi dell'incidente probatorio, ma in veste di indagate per altre responsabilità. Anche in quel caso sono riuscite a cavarsela pagando 30 milioni di euro ma ammettendo di fatto la loro responsabilità nel crollo del ponte. La cosa potrebbe ripetersi".

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Possetti ha espresso la delusione e la contrarietà del Comitato. "Speriamo che tutto questo non si concretizzi e che i giudici non si aggrappino al cavillo burocratico ma che optino per un'interpretazione della legge che si adatti allo specifico caso".

Al centro del dibattimento anche l'ammissione delle parti civili. Sarebbero più di 700 (con almeno 1.200 testimoni): la mole rischia di bloccare del tutto il procedimento giudiziario. Per questo motivo i giudici si pronunceranno sull'ammissione delle parti civili nella giornata di lunedì.

"Siamo molto spaventati – ha spiegato Possetti al telefono -. Settecento ipotetiche parti civili potrebbero bloccare le udienze. Ci sono alcune parti civili che non avrebbero alcun diritto a un risarcimento: parliamo di persone che hanno fatto richiesta perché dicono di essersi spaventate in seguito al crollo. Per i parenti delle persone che sono morte questa è una nuova coltellata: speriamo che non tutte le richieste siano accolte. Pensiamo che bloccare in questo modo un procedimento penale sia decisamente di cattivo gusto nei confronti di chi ha perso la famiglia".

Il nuovo appuntamento è stato fissato per lunedì 19 settembre, quando il collegio giudicante si esprimerà sulla richiesta di Aspi e Spea e sulle 700 ipotetiche parti civili. L'obiettivo resta però quello di snellire il processo per arrivare a una sentenza definitiva entro la fine del 2024.

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