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“Non parlarti più è il mio Everest”: l’addio del papà a Silvia, la 19enne morta nel lago di Garda

“Silvia mia, mia vita, voglio scrivere queste parole perché te lo devo come papà”, si apre così lo straziante messaggio di addio con cui Luca Doriguzzi Zordanin ha voluto salutare per l’ultima volta la figlia Silvia, la ragazza  di 19 anni morta tragicamente nel Lago di Garda dopo un tuffo con gli amici.
A cura di Antonio Palma
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"Silvia, non poterti più stringere e non poter più parlare con te sarà il mio Everest" , è lo straziante messaggio di addio con cui Luca Doriguzzi Zordanin ha voluto salutare per l'ultima volta la figlia Silvia, la ragazza  di 19 anni morta tragicamente nel Lago di Garda dopo un tuffo con che ha trasformato una serata con gli amici in tragedia. Un addio alla giovanissima figlia raccolto in una lettera pubblica diffusa via social attraverso il gruppo del  Soccorso Alpino e Speleologico Veneto di cui l'uomo fa parte. Una missiva piena di dolore,  la sofferenza che solo un genitore che perde un figlio può provare. "Silvia mia, mia vita, voglio scrivere queste parole perché te lo devo come papà" si legge nella struggente missiva scritta dal soccorritore Csas per la figlia scomparsa

"Abbiamo attraversato momenti difficili io e te assieme, soli con i nostri sentimenti e con le nostre intime faccende da sbrigare. Quando ancora eri in tenera età e ti portavo dalla tua mamma dopo il weekend passato con me mi salutavi con la manina e con gli occhioni mi sorridevi come per dirmi: “Papà stai tranquillo che ci vediamo presto”. Io vivevo per poterti solo vedere e per sentire il tuo profumo; poi piano piano sei cresciuta ed io ho potuto condividere con te anche altri aspetti del tuo carattere" ha scritto l'uomo nella lettera , ricordando: "Una cosa su tutte è che, rispetto ad altri bambini tuoi coetanei, vedevo che non avevi mai pretese, nessun “Mi prendi questo gioco” o “Mi piace quello”, “Voglio…..”, tanto che ti portavo nei negozi di giocattoli e dovevo quasi convincerti a prendere qualcosa. In quegli anni mi chiedevo quale fosse il motivo di questa differenza. Sei sempre stata serena, umile e con poche pretese; anzi, ti bastava una festa in baita con i nonni per rendere tutto la cosa più straordinaria che esista. Questa tua semplicità mi ha dato tanto come uomo e ci tengo a dire che me lo hai insegnato tu….. non servono le Ferrari, non servono i grandi regali per essere felici".

"Pensando ora ai ricordi del passato mi sovviene un episodio particolare: una notte che eri a casa con me ho ricevuto una chiamata per un soccorso. Ti ho svegliata nel cuore della notte e ti ho portata dalla nonna; tutto di corsa, tutto un trambusto per prendere lo zaino e mettermi gli scarponi, ti ho raccolta dal letto per portarti di sotto nel lettino che avevi a casa dei nonni. Tu piangevi perché avevi capito che in me c’era tensione per l’ imminente intervento e mi hai chiesto: “Papà, perché mi lasci qua così di corsa?”, ed io ti ho risposto che dovevo andare perché qualcuno aveva bisogno di me. E la tua risposta è stata: “Ho capito, io sto bene e adesso vai, quando ritorni staremo assieme”  ha ricordato ancora  l'uomo, concludendo: "Il tuo altruismo si distingueva fin dalla tenera età e questo mi mancherà più di tutto; il tuo saper valutare le cose come una persona matura fin da piccina ed ancor più quando sei cresciuta; sempre altruista e con una presenza confortevole in ogni situazione. Piccola mia, non poterti più stringere e non poter più parlare con te sarà il mio Everest ma in cuor mio so che ci sei, sei qua con me ogni momento e so che mi guiderai per la retta via; ti sento attorno ogni secondo, sento il tuo profumo ovunque. Silvia sei la mia vita. Il tuo papà".

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