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“Non ce la faccio più”, l’appello di un bimbo in affido che chiede di tornare dalle sorelle

La storia di un bambino sardo di 12 anni finito in affidamento a una famiglia in Emilia Romagna che, secondo quanto raccontato dall’avvocato della sorella maggiore, chiede di tornare dalle sue sorelle. Per contattarle, il piccolo avrebbe sottratto il cellulare alla madre affidataria.
A cura di Susanna Picone
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“Mi mancate troppo. Non ce la faccio più. Non vedo l’ora di avere 18 anni per venire da voi”. È questo quanto un bambino di dodici anni originario della Sardegna ma spedito dal Tribunale dei minori di Cagliari presso una famiglia in Emilia Romagna avrebbe scritto a una delle sue sorelle, dopo aver sottratto il cellulare alla madre affidataria. Dai messaggi si intuisce uno stato di disagio del bambino, che però finora non sarebbe stato ascoltato da nessuno. E così quel bambino, anche se desidera ritrovare le sorelle, resta con una famiglia in Emilia Romagna. A scrivere della storia di Bruno (nome è di fantasia) è il quotidiano L’Unione Sarda. La sua sorellina, di un anno più grande, l'anno scorso aveva raccontato di aver subito dei maltrattamenti nella stessa famiglia affidataria: “E invece di indagare a fondo sul suo malessere – ha spiegato l’avvocato Francesco Miraglia – quasi fosse una punizione, i Servizi sociali l'hanno spedita da sola in una casa famiglia”. Lì la situazione è ulteriormente peggiorata e la ragazzina è arrivata a tagliuzzarsi la pelle in atteggiamento autolesionista. E questo stesso disagio ora lo sta vivendo il bambino di dodici anni, ma anche se i messaggi sono finiti sul tavolo del tribunale di Cagliari il bambino resta in Emilia a quanto pare perché aveva dichiarato che con quelle persone stava bene. Poi però alla sorella avrebbe spiegato di averlo detto “perché altrimenti mi avrebbero messo in una comunità diversa da quella della nostra sorellina”.

La sorella maggiore sta cercando di riavere con sé i due fratelli più piccoli – La maggiore dei tre fratelli si è rivolta a un avvocato per riavere con sé i due fratelli: “Lavora – ha spiegato l'avvocato – ed è inserita in un contesto positivo, che le consentirebbe di accudirli amorevolmente e di provvedere alle loro necessità senza problemi”. Ma il tribunale nel frattempo ha detto che il bambino è già stato adottato, “senza però dire quando l'adozione sarebbe avvenuta – ha spiegato ancora il legale -. Nei documenti in nostro possesso risulta solo in affidamento”. “Mi domando che comportamento stiano tenendo i giudici – ha aggiunto ancora Miraglia – e perché non si prendano la briga di ascoltare direttamente questi due ragazzini, riportandoli come prima cosa in Sardegna”. L’avvocato ha concluso che se le voci di questi bambini resteranno inascoltate si rivolgerà al ministero chiedendo che invii degli ispettori per verificare la correttezza dell'operato del Tribunale dei Minori di Cagliari.

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