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No all’attenuante della ‘tempesta emotiva’: 30 anni al femminicida di Olga Matei

Smontata dai giudici della corte d’Assise d’Apello Di Bologna l’attenuante della cosiddetta ‘tempesta emotiva’ riconosciuta inizialmente a Michele Castaldo nel femminicidio della compagna Olga Matei. Per i giudici che hanno deliberato nel processo d’appello bis, non ci sarebbe stato nessuno sconvolgimento emotivo, ma al contrario un “atteggiamento obliquo e manipolatore” da parte del femminicida.
A cura di Angela Marino
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Nessuna ‘tempesta emotiva'. Cade, nella condanna in appello bis a 30 anni a carico di Michele Castaldo, l'attenuante riconosciuta inizialmente al femminicida di Olga Matei, ovvero quella della tempesta di sentimenti che gli avrebbe obnubilato la mente quando nel 2015 ha assassinato, strangolandola, la compagna a Riccione. L’appello bis era stato disposto dopo l’annullamento da parte della Cassazionedella chiacchierata sentenza che, riducendo la pena a sedici anni, parlava di "soverchiante tempesta emotiva".

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Nelle motivazioni della sentenza emessa dalla corte d'assise d'appello di Bologna si evidenzia come il timore di abbandono che "avrebbe concorso a scatenare la ‘tempesta emotiva'", in realtà, secondo i giudici, confliggesse "con la sequenza di indicatori di segno opposto provenienti da Castaldo il quale, più volte, si era mostrato pronto a interrompere la relazione". Nessuna ansia abbandonica, dunque. Nessuna tempesta emotiva. Nelle motivazioni a si individua nel comportamento di Castaldo un "atteggiamento obliquo e manipolatore" manifestato in un "costante mutamento e aggiustamento della versione dei fatti".

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Neanche i trascorsi sentimentali dell'imputato confermerebbero lo stato mentale tratteggiato come ‘tempesta emotiva'. Le relazioni passate, non avrebbero, per la corte, "connotati di tale traumaticità da determinare", una "qualsivoglia problematica emotiva che ecceda le comuni reazioni ai ‘life events' che tutti nel corso della vita possono affrontare, sia per ciò che attiene agli insuccessi amorosi" sia per "le conflittualità con il contesto ambientale". Le circostanze che avrebbero scatenato l'impulso omicida, inoltre, "risultano prive di reale consistenza, così da risultare più un pretesto che una causa determinante dell'azione".

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