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‘Ndrangheta, tabaccaio ucciso per un “no” al boss: 4 arresti per l’omicidio di Bruno Ielo

La polizia ha individuato mandante ed esecutore dell’omicidio di Bruno Ielo, il tabaccaio ucciso con un colpo di pistola alla testa nel 2017. Il commerciante fu ucciso su mandato di un esponente della ‘ndrangheta in modo plateale con una pistola abbandonata accanto al cadavere perché non si era voluto piegare al diktat della cosca di chiudere la tabaccheria facendo concorrenza a quella del mandante dell’omicidio.
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A cura di Susanna Picone
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Nel corso dell'operazione "Giù la testa" la polizia ha individuato mandante ed esecutore dell'omicidio di Bruno Ielo, il tabaccaio di sessantasei anni che il 25 maggio del 2017 fu ucciso con un colpo di pistola alla testa. Il commerciante, per l'accusa, fu ucciso su mandato di un esponente della ‘ndrangheta in modo plateale con una pistola abbandonata accanto al cadavere, per un “no”. Non si era voluto piegare al diktat della cosca di chiudere la tabaccheria facendo concorrenza a quella del mandante dell'omicidio, elemento di spicco della famiglia Tegano. Bruno Ielo fu ucciso la sera del 25 maggio 2017 con un colpo sparato da distanza ravvicinata mentre rientrava a casa con lo scooter sulla strada Nazionale per Catona, quartiere di Reggio Calabria. I soggetti individuati dagli investigatori nel corso dell'operazione sono Francesco Mario Dattilo, indicato come il killer operativo, e Francesco Polimeni e Cosimo Scaramozzino che seguivano la vittima a bordo di una Fiat Panda rossa. I tre avrebbero agito in stretto raccordo operativo alternandosi ripetutamente nelle attività di pedinamento e di osservazione lungo la strada che la vittima stava percorrendo per ritornare a casa dopo il lavoro.

L'omicidio di Bruno Ielo commesso per strada e con modalità plateali

Gli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria, coordinati dalla Dda, hanno fatto luce sul delitto commesso per strada e con modalità plateali. L’omicidio, secondo gli investigatori della Squadra mobile, "con la sua efferatezza e connotazione simbolica, doveva riaffermare di fronte a tutta la comunità la perdurante operatività della cosca, pronta a reprimere chiunque osasse metterne in discussione la sua potenza criminale e il dominio sul territorio”. Ai presunti responsabili dell'omicidio gli investigatori sono arrivati attraverso un lavoro di acquisizione, estrapolazione, studio e analisi delle immagini di numerosi di impianti di videosorveglianza realizzati in tantissime ore di registrazione e che ha consentito agli investigatori di ricostruire la dinamica dell'azione delittuosa e individuare i componenti del commando.

‘Ndrangheta: omicidio e tentata estorsione, 4 arresti

L'operazione della Polizia, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ha portato a 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio premeditato, tentata estorsione, rapina e tentato omicidio aggravati, ad eccezione del tentato omicidio, dal metodo mafioso e dall'avere agevolato la ‘ndrangheta unitaria, nella sua articolazione della cosca Tegano operante nel quartiere Archi di Reggio Calabria. Sono state eseguite anche diverse perquisizioni domiciliari.

L'intercettazione: "Doveva chiudere lui e stiamo chiudendo noi"

"Doveva chiudere lui e invece stiamo chiudendo noi”, lo sfogo di Franco Polimeni che commenta con la figlia, indagata in stato di libertà, la concorrenza della tabaccheria di Ielo, che aveva messo in difficoltà il locale gestito dai Polimeni. "Il dialogo di Franco Polimeni con la figlia – ha detto il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri illustrando i dettagli dell’operazione – è stato intercettato a distanza di qualche minuto da una telefonata ricevuta dal direttore di un istituto bancario che gli ingiungeva di rientrare dal debito, che induce a pensare quanto fosse insopportabile la concorrenza di Ielo. Da qui, dopo la rapina a scopo intimidatorio del novembre 2016, la decisione di uccidere Ielo nel maggio successivo. Un lavoratore che apriva la sua attività dalle cinque di mattina fino alle 21. Un uomo che non aveva voluto abbassare la testa dinanzi agli atti intimidatori subiti su mandato di Polimeni, che voleva così salvaguardare il futuro della sua famiglia. Un rifiuto inaccettabile per la ‘ndrangheta, quello di Ielo, che ha così deciso di eliminarlo per raggiungere il dominio commerciale in un'area, come Gallico, ritenuta nella loro totale disponibilità". Il questore Maurizio Vallone ha parlato di un'operazione “che consente di scoprire un delitto drammatico, quello di un uomo assassinato soltanto perché voleva lavorare". "Sono state ricostruite meticolosamente dalla Squadra mobile tutte le fasi preparatorie dell'agguato mortale a Ielo, e il momento dell'esecuzione da parte di Francesco Mario Dattilo”, ha spiegato. Per il dirigente della Squadra mobile Francesco Rattà, "le indagini hanno messo insieme uno scenario inquietante. Una tragedia imposta da personaggi della cosca Tegano – Franco Polimeni, è cognato di Pasquale Tegano – per eliminare ogni tipo di concorrenza e con ogni mezzo. I filmati e la testimonianza di collaboratori di giustizia che hanno fornito il contesto dell'omicidio sono stati convergenti ai fini della conclusione delle indagini. Bruno Ielo si era scontrato commercialmente con gli interessi di Franco Polimeni e per questo motivo viene eliminato sotto gli occhi terrorizzati della figlia".

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