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Omicidio Saman Abbas

“Nazia va assolta, non ha potuto strangolare Saman Abbas”: parla l’avvocato della mamma (latitante)

Sta arrivando alle battute finali il processo per l’omicidio di Saman Abbas, la 18enne pachistana uccisa a Novellara nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021. Oggi la difesa della madre Nazia, unica imputata ancora latitante, ha chiesto l’assoluzione: “Non ha commesso il fatto”.
A cura di Susanna Picone
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Saman Abbas e la madre
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La madre di Saman Abbas, Nazia Shaheen, va assolta "per non aver commesso il fatto". È quanto ha chiesto oggi l’avvocato Simone Servillo, il difensore della donna – unica ancora latitante tra gli imputati – nella sua arringa davanti alla Corte di assise di Reggio Emilia dove sta arrivando alle battute finali il processo per l'omicidio della giovane pachistana uccisa nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 a Novellara, dove vivevano anche i suoi genitori prima del delitto e prima di scappare in Pakistan.

La mamma di Saman Abbas resta latitante

Se il padre Shabbar mesi fa è stato individuato nel Paese natale e riportato in Italia per il processo, della mamma Nazia non si sa nulla: la donna resta latitante, forse si trova ancora in Pakistan, certo è che non ha partecipato al processo che presto porterà a una sentenza sull’omicidio della figlia.

Alla sbarra per l’omicidio di Saman Abbas ci sono cinque persone: i genitori Shabbar e Nazia, lo zio Danish Hasnain e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq. La Procura ha chiesto l’ergastolo per i genitori e 30 anni di carcere per gli altri tre imputati.

Cosa ha detto al processo l'avvocato della mamma di Saman

Per la difesa di Nazia, appunto, la mamma di Saman non avrebbe commesso l’omicidio e per questo va assolta. "Quella sera Saman disse ai genitori che voleva andarsene di casa; loro pensavano che lo avrebbe fatto con Ayub Saqib", il fidanzato che avrebbe voluto sposare.

"Alle 22.53 le telecamere ripresero Nazia uscire di casa con Saman: insieme parlarono del fatto che lei voleva andare via. Questa è un'informazione nuova, che ci ha dato Shabbar", è quanto ha detto oggi Servillo durante il processo. "Nazia voleva convincerla a non andare via: per lei, e anche per me – ha continuato il difensore – Saqib è una brutta persona".

Per l'avvocato dello zio i responsabili del delitto sono i genitori

Danish Hasnain (a sinistra), Saman Abbas (al centro) e Shabbar Abbas (a destra)
Danish Hasnain (a sinistra), Saman Abbas (al centro) e Shabbar Abbas (a destra)

E secondo l’avvocato Servillo non è sostenibile la tesi del collega Liborio Cataliotti, che difende lo zio Danish, secondo cui la madre avrebbe ucciso la figlia in quel momento stringendole un foulard al collo. "Nei 57 secondi in cui Nazia sta fuori non è verosimile che l'abbia strangolata", ha detto.

Durante la precedente udienza del processo l'avvocato Cataliotti ha sostenuto che i responsabili dell'omicidio di Saman sarebbero i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, mentre ritiene innocenti il suo assistito, Danish, e i due cugini. Cataliotti ha anche definito "inattendibili" le testimonianze del fratello di Samane ha appunto detto che "la madre potrebbe essere stata anche l'unica esecutrice".

Ma, tornando alla tesi di Servillo, chi avrebbe dovuto incontrare Saman Abbas quella sera? L'avvocato di Nazia dice che ad oggi nessuno lo sa, che i genitori non sono stati in grado di dirlo. "Secondo Shabbar, lei doveva uscire per incontrare Saqib e andarsene. Dopo gli altri allontanamenti di Saman, sapevano che trattenerla sarebbe stato inutile".

"Al cugino di Saman stravolta la vita": l'arringa dell'avvocata

Arringa difensiva oggi anche dell'avvocata Mariagrazia Petrelli, che assiste Ikram Ijaz: "La vittima poteva essere mia sorella. Il mio assistito è un giovanissimo a cui è già stata stravolta la vita", ha detto l’avvocata, aggiungendo: "Durante i miei studi ho fatto letture sulla pena di morte, in cui si diceva che in questi casi il giudice dovrebbe interrogarsi fino allo scrupolo e dell'angoscia. Chiedo anche a voi di fare la stessa cosa: potremmo infatti ritrovarci di fronte a una condanna assimilabile. La permanenza in carcere è dura, ma a volte necessaria: ma un innocente dovrebbe riflettere su quant'è dura la vita?".

E ancora: "Il clamore mediatico e la morte di Saman non possono farci dimenticare due principi-chiave: la responsabilità individuale e la certezza della colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio. In quest'aula ho sentito parlare di patriarcato e chiedere una sentenza etica, ma la civiltà non può scontrarsi con questi principi".

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