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Nave attaccata dai pirati, parla il figlio di uno dei feriti: “Poteva andare molto peggio”

“Mio padre è stato uno dei primi ad essere aggredito: adesso sta bene, speriamo rientri presto”. Parla a Fanpage.it il figlio di Vincenzo Grosso, uno dei due italiani feriti a bordo della Remas, la nave della Micoperi attaccata da un gruppo armato di pirati nel Golfo del Messico. “Papà porta sempre una collanina, un regalo dei suoi: appena gliel’hanno strappata dal collo non ci ha più visto ed è subito partita la colluttazione. Aspettiamo il loro rientro”
A cura di Beppe Facchini
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"Per fortuna eravamo di guardia e siamo riusciti a salvare la nave e i nostri colleghi che stavano riposando. Siamo riusciti a dare l’allarme, il capitano si è svegliato, ha allertato le capitanerie vicine e immediatamente sono arrivati i soccorsi". Insomma, poteva decisamente andare peggio. "Molto peggio" assicura Guglielmo. Suo padre, Vincenzo Grosso, è uno dei due italiani feriti a bordo della Remas, la nave della società Micoperi attaccata da un gruppo di pirati nel Golfo del Messico. Il racconto di cosa è accaduto stanotte, durante il turno di guardia insieme ad un altro collega, lo ha fatto lo stesso Vincenzo a suo figlio già in mattinata. "Non siamo riusciti a sentirci per telefono ma solo su Facebook e Whatsapp –racconta Guglielmo a Fanpage.it -. Per fortuna sta bene".

Vincenzo Grosso, classe 1962, è originario di Molfetta, vicino Bari. Una città bagnata dall’Adriatico e con una lunghissima tradizione marittima. "Fa questo lavoro da quando aveva 16 anni" continua il figlio, partendo poi con la ricostruzione dell'aggressione subita da suo padre, non appena c’è stata la possibilità di mettersi in contatto: "Mi ha raccontato che ieri notte, mentre era il suo turno di guardia, sono saliti all’improvviso un gruppo di pirati. Lui ne ha visti cinque, ma non ricorda esattamente se fossero di più. Papà è stato il primo ad essere aggredito -prosegue Guglielmo-. Porta da sempre una collanina, da quando era piccolo. È un regalo dei suoi e quindi, appena uno dei pirati gliel’ha strappata dal collo, non c'ha più visto e così c’è stata subito la colluttazione. Poi però qualcuno lo ha colpito alle spalle con un oggetto contundente, non sa dire quale, fatto sta che lo hanno colpito alla testa facendolo svenire e procurandogli poi due punti di sutura in ospedale”. Adesso è ancora lì che si trova Vincenzo, insieme all’altro marittimo italiano rimasto ferito durante l’assalto dei pirati: si tratta di Antonio Di Palma, 42enne di Ravenna. Entrambi sono ricoverati a Ciudad del Carmen, a quasi mille chilometri dalla capitale messicana. Fortunatamente non sono in pericolo di vita.

“Lui ha avuto un colpo alla testa molto forte e per un po’ lo terranno in osservazione, il suo collega è stato invece raggiunto da un colpo di arma da fuoco alla gamba, ma credo lo abbiano già operato –spiega ancora Guglielmo Grosso-. Non so quando e come rientrerà, sicuramente lo faranno insieme. La società Micoperi, diligente e attenta a tutto fin dall’inizio, è in continuo contatto con la Farnesina e ci sta informando costantemente su qualsiasi novità. Aspettiamo, l’importante è che ora stia bene”.

Vincenzo Grosso era a bordo della Remas dal 24 settembre scorso. Il rientro nella sua Molfetta era previsto a ridosso delle festività natalizie. “Una volta mi ha raccontato che quando era in Africa, su un’altra nave, gli era già capitato un attacco dei pirati –conclude il figlio del marittimo pugliese- ma quando vai in certe zone a rischio si sa, è uno dei pericoli da mettere in conto”.

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