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Morto Dino Amadori, luminare di oncologia e presidente dello IOR

È morto ieri all’improvviso all’età di 83 anni il professor Dino Amadori, oncologo di fama mondiale, direttore scientifico emerito dell’Irst-Irccs di Meldola (Forlì-Cesena) e presidente dell’Istituto Oncologico Romagnolo (Ior). All’attivi aveva 380 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali.
A cura di Davide Falcioni
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Lutto nel mondo della medicina. E' infatti morto ieri all'improvviso all'età di 83 anni il professor Dino Amadori, direttore scientifico emerito dell’Irst-Irccs di Meldola (Forlì-Cesena) e presidente dell’Istituto Oncologico Romagnolo (Ior).

Il dottor Amadori si è laureato con lode all'Università di Bologna nel 1961. La sua attività ha spaziato dall’assistenza medica dei pazienti oncologici alla sensibilizzazione sul tema della prevenzione; dal miglioramento della qualità di vita delle persone terminali all'ideazione di strutture apposite che possano condurre queste attività su una scala più ampia. Il professore è stato uno stimatissimo ricercatore e ha pubblicato 380 articoli scientifici su riviste diffuse in tutto il mondo. Amadori è stato  Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica dal 1997 al 1999 e membro delle principali Società Scientifiche nazionali ed internazionali in ambito oncologico. Dal 1998 al 2001 ha fatto parte della Commissione Unica del Farmaco presso il Ministero della Sanità.

“La morte improvvisa del prof. Dino Amadori – ha dichiarato Renato Balduzzi, Presidente del cda dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori – IRCCS – non soltanto lascia increduli i suoi familiari, gli amici e conoscenti che, ancora sino a pochi giorni fa, avevano potuto gioire della sua umanità e competenza, ma costituisce un significativo impoverimento per la sanità italiana ed europea, e un vuoto autentico per la Romagna tutta. Dino non si è mai sottratto al suo essere anzitutto medico, diremmo il medico di una volta, capace di sorridere, di rassicurarti, di ascoltarti, di proporti un percorso di speranza con parole comprensibili per tutti. Ma è stato un medico scienziato, che non ha mai smesso di studiare e di indagare i tumori con umiltà pari alle straordinarie qualità di ingegno e di capacità di lavoro. E altresì un medico organizzatore e promotore di legami, percorsi, protocolli”.

Balduzzi ha aggiunto: “La sua creatura, la sua casa profonda è stato l’Istituto di Meldola, un gioiello tenacemente pensato, disegnato, praticato sin dalla costituzione dell’Istituto oncologico romagnolo. E infine un medico con una singolare capacità di fare squadra e di dirigere senza essere mai ingombrante, come sanno bene Giorgio Martelli e i direttori generali dell’Irst-Irccs che lo hanno preceduto, e come possono testimoniare, oltre ai tanti suoi allievi sparsi in Italia e nel mondo, soprattutto Mattia Altini, Fabio Falcini, Marco Maltoni, Giorgio Martelli, Giovanni Martinelli e Giovanni Paganelli, per menzionare i suoi più stretti quotidiani compagni nella battaglia contro il cancro. Profondamente legato al suo territorio e alla sua Regione come forse soltanto i romagnoli sanno esserlo, era cittadino del mondo, capace di attenzioni verso i più deboli e gli ultimi: ne sanno qualcosa, oltre che gli innumerevoli suoi pazienti italiani, i grandi e i piccini della Tanzania presso i quali si recava, con Patrizia, appena poteva. La nostra amicizia, cresciuta nel corso degli ultimi venticinque anni, ha costituito per me un dono prezioso, di cui ringrazio quel Signore della vita in cui Dino, anche in mezzo a prove e difficoltà, non ha mai smesso di credere e al quale non ha mai cessato di affidarsi”.

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