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Morti sospette all’ospedale di Piombino, l’infermiera assolta: “Le vite le ho salvate, non soppresse”

“Io le vite le ho salvate non soppresse”, così Fausta Bonino, l’ex infermiera di Piombino accusata di aver ucciso diversi pazienti con dosi letali di eparina, presso l’ospedale della sua città dove lavorava, e assolta in Appello.
A cura di Chiara Ammendola
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Fausta Bonino (foto Facebook)
Fausta Bonino (foto Facebook)

"Io le vite le ho salvate non soppresse", così Fausta Bonino, l'ex infermiera di Piombino accusata di aver ucciso almeno nove pazienti con dosi letali di eparina, presso l'ospedale della sua città dove lavorava, all'indomani dell'assoluzione in Appello. "Per sei anni lunghissimi mi hanno accusato di aver assassinato con iniezioni di eparina da 4 a 14 pazienti – le parole che la donna ha affidato al Corriere della Sera per descrivere le emozioni provate nell'ascoltare la decisione dei giudici di Firenze – per me ha significato il male assoluto. Non solo come donna e come mamma di due figli, uno dei quali medico, ma come infermiera. Io le vite le ho salvate non soppresse. E solo il sospetto sarebbe stato insopportabile". L'ex infermiera di Piombino era stata condannata all'ergastolo nella sentenza di primo grado, colpevole secondo i giudici di omicidio plurimo volontario nei confronti di almeno quattro dei dieci decessi contestati avvenuti nel reparto dove lavorava.

Mi dispiace che dopo anni ancora non sia stato trovato il colpevole

Ad accompagnarla in questi lunghi anni di travaglio tra accuse e processi c'è stato il figlio Andrea, medico dell'ospedale di Firenze, che per primo ieri ha abbracciato la madre dopo l'assoluzione: "Mentre piangevo, ancora frastornata – le parole dell'ex infermiera – mi ha baciata e mi ha detto che era convinto che sarei stata assolta. Mi è stato sempre vicino questo figlio dottore, mi ha dato la forza, ha creduto in me e io non l'ho tradito, non solo come mamma ma anche come infermiera". La donna ha spiegato di aver vissuto i momenti più duri quando è stata arrestata nel 2016 e ha trascorso 21 giorni nel carcere Don Bosco di Pisa: "Si è indagato a senso unico. Ma non do giudizi, non ho rancori. È stato un errore giudiziario clamoroso ma per fortuna oggi (ieri, ndr) a Firenze si è dimostrato che la giustizia esiste". Ed è per questo che non ha paura di un eventuale ricorso in Cassazione, proprio perché è tornata la fiducia nella giustizia. "Non ho mai ricevuto
minacce, critiche, sguardi di odio. I familiari delle vittime li ho visti solo durante le udienze. Avrei voluto parlare con loro, ma ero imbarazzata. Che cosa avrei potuto raccontargli se non che ero innocente? Mi dispiace che dopo anni ancora non sia stato trovato il colpevole. Spero che prima o poi la verità venga fuori. Ora l'unico mio pensiero è quello di riposarmi e di stare in famiglia".

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