607 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Morte Luana D’Orazio, le motivazioni della condanna: “Aumento produttività a discapito sicurezza”

Diffuse le motivazioni della sentenza sulla morte di Luana D’Orazio: le modifiche al macchinario presso cui lavorava “sono state poste in attuazione di una medesima strategia imprenditoriale volta alla massimizzazione della produttività a discapito della sicurezza delle fasi delle lavorazioni”.
A cura di Davide Falcioni
607 CONDIVISIONI
Immagine

Sono state pubblicate ieri le motivazioni della sentenza con cui il 27 ottobre scorso il gup di Prato ha accolto il patteggiamento della pena per Luana Coppini e per suo marito Daniele Faggi, ovvero la titolare e l’amministratore della fabbrica di Montemurlo dove il 3 maggio 2021 perse la vita in un incidente sul lavoro Luana D’Orazio, la ragazza di 22 anni mamma di un bambino che rimase stritolata nell’orditoio a cui era addetta.

Ebbene, secondo il giudice che due mesi fa ha condannato a due anni di reclusione Luana Coppini e a un anno e sei mesi Daniele Faggi appare "evidente" che le "diverse manomissioni" al macchinario "sono state poste in attuazione di una medesima strategia imprenditoriale volta alla massimizzazione della produttività a discapito della sicurezza delle fasi delle lavorazioni".

Nelle 17 pagine di motivazione della sentenza il gup richiama le considerazioni del consulente della Procura, che nella sua relazione aveva quantificato nella misura dell’8% i vantaggi produttivi derivanti "dall’intervenuta accertata manomissione dei macchinari che consentiva al lavoratore di accedere alle parti in movimento della macchina, senza l’impedimento della protezione, e dunque in maniere più celere seppur estremamente pericolosa".

Immagine

Per il gup, dunque, l'azienda presso cui lavorava Luana D'Orazio avrebbe ottenuto un vantaggio economico dal manomettere l'orditoio. In particolare era stata in particolare "completamente disabilitata" la funzione di sicurezza della saracinesca, per cui l'operaia "poteva accedere alla zona pericolosa, anche in modalità automatica, senza alcun protezione". La ditta aveva utilizzato il macchinario "in maniera non conforme a quanto previsto dal costruttore", usando un sistema di comando "provvisto di staffa fortemente sporgente anziché uno con superficie esterna liscia" senza "mitigarne in alcun modo il rischio che gli abiti dei lavoratori potessero rimanervi impigliati": due "elementi di rischio" che "si sono drammaticamente concretizzati nell’infortunio mortale della giovane D’Orazio".

Un terzo imputato per la morte della giovane, il manutentore Mario Cusimano, ha scelto di essere giudicato con rito ordinario: il processo si è aperto il 13 dicembre scorso, prossima udienza il 22 marzo.

607 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views