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Migranti, Alfano: “Non abbiamo intenzione di sospendere Schengen”

Il ministro dell’Interno precisa: “Non abbiamo intenzione di sospendere Schengen: non è vera la cosa detta”, cioè che l’Italia sarebbe pronta a ripristinare i controlli ai confini con la Slovenia.
A cura di Antonio Palma
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UPDATE Alfano precisa: "Non abbiamo intenzione di sospendere Schengen" – “Noi non abbiamo intenzione di sospendere Schengen, non è vero quello che si dice. Ma quello che abbiamo fatto e stiamo facendo già da settimane è rafforzare i controlli in funzione antiterrorismo”: così al Tg3 il ministro dell'Interno, Angelino Alfano. “Noi presidiamo la frontiera nord-est del nostro Paese perché sappiamo la rotta balcanica può essere quella dei contrabbandieri e dei combattenti stranieri. Quello che stiamo facendo- ha spiegato- sono controlli che ci permettono di identificare meglio delle persone che ci sembrano sospette e che ci permettono di assicurare che la rotta balcanica possa non rappresentare un pericolo per noi. È chiaro che il rischio zero non esiste, ma lavoriamo per ridurre sempre di più il coefficiente di rischio proprio nella rotta balcanica”. Per Alfano il ricollocamento dei migranti irregolari “non sta funzionando per egoismi nazionali e quello che sta avvenendo in Danimarca e Svezia è il frutto di non avere preso per tempo e non aver capito per tempo, non aver fatto il gesto di solidarietà comune. Gli irregolari devono essere rimpatriati perché l'obiettivo è accoglienza e sicurezza”. Per il ministro l’Unione Europea “non ci ha ascoltato per tempo”. “Sulla procedura di infrazione – ha continuato – noi abbiamo chiaramente detto la verità ed è surreale una procedura di questo tipo. Noi ci aspettavamo una procedura di ringraziamento. Noi nel 2014 abbiamo preso le impronte digitali, ma non ce l'abbiamo fatta a prenderle a tutti”. “Nel 2015- ha concluso Alfano – abbiamo stabilizzato il sistema e abbiamo raccolto quasi il 100% delle impronte. Di fronte a questo sforzo e di fronte al fatto che l'Italia ha messo l'Europa dalla parte giusta della storia con il salvataggio di centinaia di vite umane, la procedura di infrazione sarà facile da smontare”.

Dopo il ripristino dei controlli alla frontiera da parte di Svezia e Danimarca, in Europa si rischia un effetto domino con l'addio di fatto al trattato di Schengen sulla libera circolazione di uomini e mezzi in Ue. Come riporta il Corriere della Sera, infatti, anche l'Italia starebbe pensando di rafforzare i controlli alla frontiera con la Slovenia proprio in previsione di un aumento dei flussi di migranti su questa rotta. La prima conseguenza della chiusura dei paesi nordici in effetti è stata quella di un aumento dei flussi di migranti verso la Slovenia che fa temere a Roma nuovi massicci arrivi. Secondo i dati del Viminale riportati dallo stesso quotidiano, si parla già di 300 o 400 arrivi a settimana, cifre che hanno fatto scattare il campanello di allarme.

La direzione Immigrazione della polizia a questo scopo avrebbe già predisposto un piano di intervento di emergenza ora all'esame del ministro dell'interno Angelino Alfano. Il progetto prevede il ripristino dei controlli ai valichi di frontiera terrestri e ferroviari con la Slovenia, lasciando invece libera la circolazione per quanto riguarda il traffico aereo. "Una misura straordinaria ma che diventerà operativa qualora dovessero aumentare gli ingressi e soprattutto continuare a mancare quel clima di collaborazione che era stato invece promesso nel corso dell’estate" hanno spiegato fonti del Viminale al Corsera.

Il governo italiano in effetti ora teme di dover pagare le conseguenze più gravi di questa stretta degli altri Paesi dopo aver dovuto assistere anche al fallimento totale del patto per la ricollocazione dei migranti siglato a fine settembre. Degli 80 stranieri al giorno che dovevano ripartire dall'Italia infatti in tre mesi ne sono partiti appena 190, e solo altri 50 andranno via entro la metà di gennaio. A questa situazione si è aggiunta la politica da parte di alcuni Paesi di non registrazione di tutti gli stranieri che arrivano, oltre alla scelta della Francia di chiudere i confini per tre mesi dopo gli attentati di Parigi.

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