1.542 CONDIVISIONI
Matteo Messina Denaro

Messina Denaro, il fratello di Giuseppe Di Matteo: “Nessun perdono, deve soffrire il più possibile”

Giuseppe fu strangolato e sciolto nell’acido. “Era un ragazzino, impensabile il perdono. Adesso deve soffrire come mio fratello”, spiega Nicola Di Matteo, che poi aggiunge: “Ora si faccia luce sulle coperture”.
A cura di Biagio Chiariello
1.542 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Quando hanno letto la notizia dell’arresto di Matteo Messina Denaro hanno provato "gioia mista a pianto". La mamma e il fratello di Giuseppe Di Matteo, il bambino strangolato e poi sciolto nell'acido, su ordine, tra gli altri, di Giovanni Brusca, allora latitante e boss di San Giuseppe Jato, e dello stesso Messina Denaro, oggi rivivono "il ricordo di quel periodo orrendo", come ha spiegato Nicola Di Matteo all’AdnKronos. "Ringrazio le forze dell'ordine e la magistratura, che ci sono sempre stati accanto. Lo Stato ha i suoi tempi ma vince sempre".

Il fratello di Giuseppe Di Matteo non ha alcuna parola di perdono per Messina Denaro:

Ho letto che è malato. Mi auguro che possa vivere il più a lungo possibile per avere una lunga sofferenza, la stessa che ha imposto a mio fratello, un ragazzino innocente".

L'auspicio di Nicola Di Matteo, adesso, è che "si faccia luce anche sulle coperture" che hanno consentito una latitanza lunga 30 anni. "Speriamo che tutta la verità possa venire a galla".

L'arresto dell'ex superlatitante è avvenuto a Palermo. "Questi criminali non si allontanano mai troppo dai loro territori in cui possono contare su una fitta rete di persone pronte a proteggerli".

Giuseppe Di Matteo era figlio del pentito Santino, ieri intervistato da Sandro Ruotolo per Fanpage.it: il 14 novembre 1993 stava uscendo dal maneggio dove era andato a cavallo quando un commando di mafiosi vestiti da poliziotti lo ingannò, dicendogli che lo avrebbero portato dal padre.

Quel rapimento, deciso dal Leoluca Bagarella e Giuseppe Graviano oltre ai già citati Brusca Messina Denaro, doveva rappresentare un avvertimento per i pentiti del commando della strage di Capaci che stavano collaborando con la giustizia. Il 12enne fu ucciso a San Giuseppe Jato l'11 gennaio 1996. Il suo corpo non fu mai ritrovato, perché disciolto in acido nitrico.

Per il fratello del piccolo Giuseppe, anche a distanza di tanti anni non è possibile il perdono. "È una cosa impensabile davanti alle atrocità che hanno imposto a Giuseppe. Non si può perdonare una cosa del genere. Giuseppe era un ragazzino, impensabile il perdono. Adesso deve soffrire come mio fratello", conclude.

1.542 CONDIVISIONI
369 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views