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Madre e figlia impiccate a Messina, Alessandra emarginata dai compagni. La mamma: “Non vi rispetto”

Il motivo di principale preoccupazione per Mariolina era l’isolamento della figlia Alessandra. La 14enne, molto brava a scuola ed estremamente timida, non riusciva a comunicare con le compagne di classe. La 40enne aveva cercato più volte di intervenire, litigando spesso con i genitori degli altri bambini. Su Facebook scriveva: “Non vi rispetto. Lo farò nello stesso modo in cui voi rispettate mia figlia”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Maurizio, Alessandra e sua madre Mariolina erano una famiglia unita. Apparentemente serena secondo quanto raccontano le persone che li conoscevano. Eppure i due coniugi litigavano di frequente sull'educazione da impartire alla figlia 14enne Alessandra, sempre più chiusa in se stessa a causa delle difficoltà nei rapporti con le coetanee. E proprio le problematiche che la bambina aveva con i compagni di classe avevano impensierito profondamente Mariolina. L'isolamento della figlia era diventato il principale motivo di angoscia per lei che più volte aveva cercato di intervenire. Alessandra era molto brava a scuola, ma poco inserita nel contesto classe. Più volte sua madre aveva cercato di far presente il problema a insegnanti e dirigente scolastico, scontrandosi spesso anche con i genitori degli altri studenti. Recentemente aveva postato sulla sua pagina Facebook il video di una ragazzina vittima di bullismo. "Chi ti ha tradito verrà tradito" aveva scritto come commento al filmato. Poi aveva concluso: "Non vi rispetto. Lo farò nello stesso modo in cui voi rispettate mia figlia".

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La 40enne avrebbe ucciso prima la figlia, impiccandola nella loro casa di campagna, e poi ne avrebbe condiviso la sorte dopo aver scritto la lettera di addio per il marito, con il quale aveva litigato poche ore prima di uscire. "Santo Stefano di Camastra è sconvolta dai tragici fatti che hanno distrutto la vita di un'intera famiglia – ha dichiarato il sindaco del paese Francesco Re -. Adesso è il momento del dolore e della solidarietà. Dobbiamo stare accanto a Maurizio, ai familiari e a tutti coloro che si trovano a vivere questo momento drammatico. Dobbiamo anche facilitare gli inquirenti a ricostruire quanto accaduto: chiunque sappia qualcosa, si metta a disposizione delle forze dell'ordine e collabori. In fatti del genere c'è sempre una responsabilità collettiva che deve spingerci a riflettere su quanto potevamo fare per supportare le condizioni di fragilità psicologica amplificate da 15 mesi di isolamento e restrizioni sociali.

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