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L’ultimo addio dell’alpino alla moglie dopo la serenata in ospedale: “Ho perso la mia stella alpina”

“In quella serenata sotto le finestre dell’ospedale di Castelsangiovanni, tutti abbiamo riconosciuto l’Amore, nella semplicità e nell’immediatezza del suo linguaggio universale” ha ricordato il sindaco, aggiungendo: “Le note di quella fisarmonica testimoniano la forza di un sentimento che nessun virus, nessuna malattia può spegnere o affievolire”.
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A cura di Antonio Palma
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“Sono un alpino e oggi ho perso la mia stella alpina”, sono le uniche e strazianti parole che l’alpino Stefano Bozzini è riuscito a riferire dopo la morte della moglie Carla Sacchi alla quale l’uomo aveva dedicato una romantica serenata fuori dall’ospedale di Castel San Giovanni che aveva commosso l’Italia e il mondo. Un amore lungo e forte il loro che la lunga malattia della donna non aveva fatto altro che rafforzare. Un legame confermato proprio da quella serenata con la fisarmonica sotto la finestra dell’ospedale dove era ricoverata la sua Carla, rimasta sola e senza possibilità di visite per l’emergenza covid. Un amore spezzato solo da un male incurabile che nelle scorse ore ha portato via la donna.

“In quella serenata sotto le finestre dell'ospedale di Castelsangiovanni, tutti abbiamo riconosciuto l'Amore, nella semplicità e nell'immediatezza del suo linguaggio universale” ha ricordato il sindaco della cittadina piacentina dove la coppia viveva, Patrizia Barbieri, in un post di cordoglio pubblicato sui social. “La malattia ha spezzato il loro abbraccio e vorrei rivolgere a entrambi, nella commozione dell'intera comunità piacentina, un pensiero speciale. Dicendo grazie, al signor Stefano, per quel gesto di tenerezza che ci ha ricordato cosa significhi, davvero, volersi bene. Fare di tutto perché l'altra persona non si senta sola, trovando il modo di superare qualsiasi barriera. Non avere paura di mostrarsi vulnerabili, di manifestare ciò che si prova. Saper toccare il cuore di coloro che amiamo, sino all'ultimo istante” ha aggiunto la prima cittadina.

“Per noi, che su questa storia meravigliosa abbiamo avuto il privilegio di affacciarci dalla porta di casa nostra, le note di quella fisarmonica risuoneranno sempre come un'eco di speranza in questo anno così difficile. Certo, sono anche il simbolo del distacco, vissuto purtroppo da così tanti concittadini, che non ci ha permesso di restare accanto ai nostri affetti più cari per accompagnarli negli ultimi passi del loro cammino. Ma testimoniano, ancor prima, la forza di un sentimento che nessun virus, nessuna malattia può spegnere o affievolire” ha sottolineato ancora Barbieri, concludendo: “Non dimenticheremo quello che ci avete insegnato, ma ne serberemo sempre il prezioso esempi”

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