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Luci meno intense e riscaldamento a 17 gradi: così i centri commerciali combattono il caro bollette

Illuminazione e riscaldamenti abbassati per far fronte all’impennata dei costi energetici. Sul pericolo dei negozi a rischio default, Roberto Zoia del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali rassicura a Fanpage.it: “Faremo sacrifici ma il settore non è in pericolo”.
Intervista a Roberto Zoia
Presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali
A cura di Lorenzo Bonuomo
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Fonte: LaPresse
Fonte: LaPresse

La crisi energetica e la contrazione dei consumi mettono in stato di allerta tutto il mondo del commercio. Il giro di affari che si registra nei centri commerciali italiani è vitale per l'economia del Paese, con un volume di circa 139 miliardi di euro e un tasso di incidenza del 7,5% sul Pil nazionale.

Quello dello "shopping tradizionale" è un settore già colpito – come tanti altri – dagli effetti nefasti della pandemia, che ha favorito il boom dell'e-commerce.

Ora lo shock energetico provocato dalla guerra in Ucraina rischia di mettere a repentaglio la sopravvivenza di molte attività commerciali, a causa delle difficoltà dei titolari dei negozi di far fronte al caro bollette.

Giornali e tv hanno parlato di rischio default per circa la metà degli shopping centre italiani. Ma il presidente del Consiglio nazionale dei centri commerciali (Cncc) Roberto Zoia ha smorzato l'allarme in un'intervista rilasciata a Fanpage.it: quest'inverno ci saranno riduzioni di consumi sì, ma lo stato di salute dei grandi magazzini è ancora stabile, visto che "gli affari sono tornati ai livelli pre-pandemia".

Lo stesso Zoia ha fatto luce sulle linee guida di risparmio energetico adottate dall'associazione dei centri commerciali, in accordo con proprietari dei negozi, per scacciare i fantasmi della crisi. Niente gallerie fredde e buie, quindi, ma luci e riscaldamenti abbassati solo di qualche grado.

Prima la pandemia che ha favorito il boom dell’e-commerce, adesso lo shock energetico. Com’è la situazione degli shopping centre italiani in questo momento?

I centri commerciali sono stati i più colpiti dalle chiusure. Ma dalla ripartenza di giugno 2021 ad oggi i dati sono migliorati costantemente, tant'è che nel mese di giugno di quest'anno il fatturato complessivo è tornato sui livelli pre-pandemici del 2019. Il boom dell'e-commerce c'è stato, ma è altrettanto vero che le piattaforme online hanno subito una frenata con le riaperture: i dati ci dicono che la maggior parte dei clienti trova il prodotto di cui ha bisogno sul web, ma poi va a comprarlo in negozio, continuando a privilegiare uno shopping "fisico". Per quanto riguarda il caro energia, è chiaro che tutti dovremo fare dei sacrifici, siamo preoccupati anche noi.

Diverse testate hanno riferito che "oltre metà delle attività commerciali fatica a saldare le spese condominiali e chiede di rateizzare i pagamenti". Ma a voi risulta vera questa statistica?

No. Io in precedenza avevo detto che laddove ci sia disponibilità di fondi, nei consorzi come nei condominii, è giusto venire in aiuto degli operatori. Senza tenersi i soldi in banca. I condominii dei centri commerciali funzionano allo stesso modo degli altri. Ho semplicemente chiesto spirito di collaborazione, che è una cosa diversa dal dire che tutti vogliono rateizzare i pagamenti. Poi, è stato affermato che "oltre il 70% dei centri commerciali sarebbero a rischio per il caro bollette". In realtà, io avevo fatto presente che i centri più datati (magazzini costruiti tra il 1990 e il 2010) essendo strutture più vecchie, fanno più fatica degli altri ad adattarsi alle nostre linee guida, che prevedono lavori di efficientamento energetico (sistemi di rilevazione automatica, luci a led, pannelli solari ecc… n.d.r). Ma ciò non vuol dire che siano sull'orlo del fallimento.

Parliamo dunque del vostro "piano di contenimento energetico", che avete concordato con i gestori dei negozi. In che cosa consistono queste linee guida esattamente?

Innanzitutto, l'accensione e lo spegnimento dei riscaldamenti a orari differenti: se prima si accendevano alle 9.00 di mattina e si spegnevano alle 21.00 di sera, adesso la fascia oraria diventerà 10.00 – 20.00. Il secondo punto riguarda le temperature: in inverno, se prima venivano regolate intorno tra i 22° gradi, adesso staranno sui 17°. La terza misura riguarda invece la riduzione di un 20-30 % dell'intensità delle luci. Il piano ha una doppia valenza. La prima è educativa: nella situazione attuale un'associazione come la nostra, che rappresenta oltre 1200 poli commerciali, ha il dovere di mandare un messaggio di sobrietà e risparmio energetico. La seconda è economica ed è quella di ridurre i costi: in base agli studi che abbiamo condotto, queste misure consentiranno un risparmio sui consumi del 10% circa, cosa che dovrebbe permetterci di rimanere più o meno entro i livelli di spesa precedenti allo shock energetico.

Si parla anche di installazione di sistemi di rilevazione automatica della luce, termoregolatori, pannelli fotovoltaici, luci a Led. Ma sono investimenti sostenibili, in questo momento di crisi, per i centri commerciali?

Sì, i costi non sono elevati. Noi da tempo spingiamo per mettere i pannelli solari sia su tetti che nei pannelli. Inoltre, avere luci che si spengono e si accendono sulla base della luce naturale è fantastico. Sugli edifici più datati è più difficile, servono interventi strutturali più profondi. Ma sono necessari, perché gli investimenti tecnologici di questo tipo ti garantiscono un ritorno economico notevole in poco tempo. Le nostre linee guida hanno fissato un'asticella minima di investimenti, in tal senso, e sono state studiate in modo che tutti i poli commerciali in Italia possano raggiungerla.

In un'altra intervista recente, ha dichiarato però che "senza un intervento concreto da parte dello Stato, molte attività potrebbero non farcela". Quali aiuti vi aspettate di ricevere dalle istituzioni?

Gli aiuti non sono solo soldi. Lo Stato dovrebbe in primis attivarsi per la creazione di comunità energetiche mediante l'installazione di pannelli fotovoltaici, che è un'operazione "a costo zero" (grazie al Decreto Rilancio 2020). Il problema è burocratico. Poi c'è la questione della calmierazione dei prezzi e del tetto massimo di spesa per l'energia elettrica. Ma sono provvedimenti che non chiede solo il Cncc, ma tutto il Paese. Il problema dei costi energetici non è solo nostro, ma di tutta l'industria "energivora". Non si tratta di capire quanti negozi falliranno, ma piuttosto quante industrie chiuderanno i battenti.

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