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Lorena Quaranta è morta per asfissia: i risultati dell’autopsia

È morta per asfissia. Questo il risultato definitivo, a cinque mesi dai fatti, dell’autopsia svolta lo scorso 20 luglio sul corpo di Lorena Quaranta, la studentessa in medicina assassinata dal fidanzato infermiere il 31 marzo, a Furci Siculo. Smentita la ricostruzione del De Pace, che aveva parlato di una coltellata. L’infermiere resta in carcere dove ha chiesto di proseguire gli studi in medicina.
A cura di Angela Marino
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È morta per asfissia. Questo il risultato definitivo, a cinque mesi dai fatti, dell'autopsia svolta lo scorso 20 luglio sul corpo di Lorena Quaranta, la studentessa in medicina assassinata dal fidanzato infermiere il 31 marzo, a Furci Siculo (Messina). L'esame – svolto dal medico legale Daniele Sapienza, a cui è stata affidata anche l'autopsia dei resti del piccolo Gioele Mondello – ha escluso la presenza di lesioni da arma da taglio, smentendo, dunque, la confessione del femminicida Antonio De Pace, che ai carabinieri aveva parlato di una coltellata inferta alla vittima. Nessuna ferita da coltello, quindi, ma una ferita al volto, forse provocata da un oggetto che ha colpito Lorena durante la colluttazione col fidanzato.

Mentre Antonio De Pace, infermiere e studente in medicina, resta rinchiuso nel carcere di Gazzi, dove ha chiesto di proseguire gli studi, prosegue l'attività d'indagine della Procura. Il pm Roberto Conte, titolare delle indagini, ha chiesto nuovi accertamenti su alcuni reperti biologici e sui cellulari di Lorena Quaranta e di Antonio De Pace. Obiettivo è quello di ricostruire, attraverso il contenuto dei dispositivi, i rapporti tra la coppia di conviventi e rintracciare eventuali tensioni o problemi che possano aver innescato la lite del 31 marzo.

Nel corso della sua confessione, De Pace aveva detto di aver perso il controllo perché Lorena aveva contagiato lui e la sua famiglia con il Covid19, circostanza smentita dai successivi esami medici. Ancora oggi, l'indagato non riesce a spiegare cosa l'abbia mosso quella notte e non è escluso che la stessa Procura possa chiedere una perizia psichiatrica. De Pace è al momento assistito da una psicologa. Quanto alla sua difesa, rappresentata dai legali, Bruno Ganino e Ilaria Intelisano, non hanno presentato richiesta di riesame o perizia psichiatrica. La famiglia Quaranta è invece assistita dall'avvocato Giuseppe Barba. I fatti sono avvenuti nella notte del 31 marzo nell'appartamento condiviso dalla coppia a Furci Siculo (Messina). Ad allertare i soccorsi, al mattino è stato lo stesso De Pace, che ha confessato ai carabinieri di aver ucciso la fidanzata e si è consegnato.

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