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La lettera dei genitori di Regeni: “Nessuno ce lo ridarà, ma diteci la verità sulla sua morte”

I genitori del ricercatore friulano ucciso al Cairo nel 2016 hanno incontrato il presidente della Repubblica Mattarella al quale hanno consegnato una lettera con la richiesta di fatti concreti per la ricerca della verità sulla scomparsa del 28enne.
A cura di Biagio Chiariello
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“Non siamo tanto contenti, devo dire la verità. È un anno che è stato mandato giù l’ambasciatore in Egitto, nel suo mandato c’era la richiesta di ‘Verità per Giulio‘, ma è passato un anno e la verità ancora non c’è, la Procura sta aspettando da dicembre delle cose, nei video hanno dei buchi nell’ora clou. È tempo che ci sia, che si tirino fuori delle cose: non vogliamo mezze verità, ma la verità”. Lo ha detto Paola Regeni, madre di Giulio dal palco della serata organizzata al Teatro India di Roma per l’arrivo della bicicletta in ricordo del giovane ricercatore friulano, trovato cadavere il 3 febbraio 2016 fa al Cairo.

“Oggi sono trentadue mesi da quando il corpo di nostro figlio è stato fatto ritrovare barbaramente assassinato al Cairo. Sapesse quanto dolore e quanta fatica ci accompagnano da allora. Nulla è stato più uguale a prima”, si legge nella lettera dei genitori di Giulio, pubblicata dal quotidiano La Repubblica. “Ma non possiamo fermarci. Abbiamo bisogno, dopo tanta attesa e tante oltraggiose menzogne che alle parole si aggiungano i fatti: dobbiamo sapere chi e perché ha preso, torturato e ucciso Giulio”.

Ieri i Regeni sono stati ricevuti a Montecitorio dal presidente della Camera, Roberto Fico e poi dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella al quale Paola Deffendi e Claudio Regeni hanno consegnato una lettera. Paola e Claudio Regeni rivolgono un appello al Presidente: “Lo chiediamo non solo da genitori ma da cittadini di quell’Italia che Lei ama, rappresenta e tutela. È un’esigenza corale non una faccenda privata. Nessuno potrà ridarci Giulio ma non possiamo permettere che la nostra dignità di italiani venga offesa con bugie e silenzi”. Poi la chiusura: “Noi, forse Lei lo sa, diciamo sovente che ‘Giulio continua a fare cose’ perché muove le buone energie di questo Paese e costringe con il suo esempio a riflettere sull'inviolabilità dei diritti umani, Giulio ci costringe a decidere da che parte stare. Le chiediamo di stare dalla parte di Giulio, di tutti i Giuli e le Giulie, dalla nostra parte”.

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