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Jesolo, bullo della baby gang che ha picchiato i bagnini si confessa: “Ecco cos’è successo”

Un ragazzo di 17 anni di Treviso, membro della “baby gang” che domenica ha aggredito 3 bagnini a Jesolo scatenando il panico in spiaggia, si difende e a Fanpage.it si confessa: “Noi abbiamo sbagliato, ci siamo comportati da immaturi e irrispettosi, ma non bisogna colpevolizzare solo e soltanto noi. Ecco cosa è successo quel giorno”.
A cura di Ida Artiaco
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"Noi abbiamo sbagliato, ci siamo comportati da immaturi e irrispettosi, ma non bisogna colpevolizzare solo e soltanto noi". Si chiude così la mail ricevuta da Fanpage.it da parte di uno dei ragazzi della baby gang, saliti alla ribalta della cronaca per aver picchiato tre bagnini e creato il panico su una spiaggia di Jesolo la scorsa domenica, 30 giugno in zona piazza Trieste. Il giovane, 17 anni e residente a Treviso, è stato interrogato, a suo dire, per ben 5 ore dagli inquirenti, che hanno in tutto identificato una trentina di persone coinvolte, tra cui molti minori, italiani e nordafricani. "Ci tengo a raccontare come veramente sono andati i fatti – ci dice -, non per giustificarmi o per ‘salvare la pelle' a me e ai miei amici, ma perché come noi abbiamo sbagliato e ne abbiamo pagato le conseguenze, così è giusto che anche i bagnini siano puniti".

Stando al racconto del giovane, tutto sarebbe cominciato domenica mattina, quando un suo amico, insieme ad una quindicina di coetanei, è stato aggredito da 4 bagnini che gli avevano intimato di spostarsi dal molo dove avevano trascorso la notte. Il giovane, però, faticava a svegliarsi. "In seguito hanno iniziato ad aggredirlo – ci dice ancora il 17enne, che non era presente in questa fase – fino a farlo sanguinare, anche usando le boe, lui ha risposto, si sono spinti. Erano 4 contro 1 e mi sembra più che naturale che dei ragazzi che vedono un loro amico in tale situazione intervengano". I giovani hanno anche avvertito le forze dell'ordine, che però "non hanno fatto niente di che". Il 17enne che ci ha contattato e altri minori, "un gruppo più amplificato", sono arrivati solo nel pomeriggio, verso le 14, per "vendicarsi" dell'attacco subito. "Si è vero, siamo intervenuti nella maniera più scorretta possibile perché si sa, con la violenza non si risolve nulla, ma ammetto che è stato un atteggiamento istintivo e determinato dal fatto che già questo nostro amico fosse già stato aggredito".

Insomma, il gruppo di amici minorenni è intervenuto con la forza perché precedentemente provocato, stando a quanto raccontato dai protagonisti. Una versione, questa, confermata anche dalla mamma di uno dei ragazzi della "baby gang" alla Nuova Venezia. "I bagnini poi, furbi – ha continuato il 17enne a Fanpage.it -, si sono spostati verso le zone più affollate per sembrare le vittime della situazione e far passare noi come i vandali che girano per le spiagge solo per fare del male, usare violenza o scatenare risse per divertimento. Non è vero che volevano cacciarci. Io non frequento il ragazzo che è stato aggredito ma è un mio amico a prescindere e sono intervenuto in suo aiuto. Il mio scopo, e quello della mia compagnia, era quello di passare una bella serata a Jesolo e divertirci, quel che è successo non fa parte del nostro comportamento e a nome di tutti mi scuso ma essere offeso, attaccato, o considerato al pari di quegli uomini che di notte nelle spiagge fanno cose molto gravi, non lo permetto. Ripeto, noi abbiamo sbagliato, ci siamo comportati da immaturi e irrispettosi, ma non bisogna colpevolizzare solo e soltanto noi". Sul video condiviso sui social dopo l'aggressione, in cui alcuni membri della stessa baby gang ha deriso i bagnini mentre si vantavano del pestaggio, ha aggiunto: "Quello che l'ha fatto è stato un cog***".

Intanto, gli inquirenti fanno sapere che sono una quindicina i ragazzi identificati dalla polizia e dai vigili urbani dopo il raid contro dei bagnini a Jesolo, nella quale hanno riportato la peggio tre bagnini. Si tratta di minorenni (per la gran parte 17enni) italiani, residenti nella zona di Treviso. Solo alcuni di loro, si apprende da fonti investigative, avrebbero genitori di origine straniera. Le ipotesi di reato su cui si indaga sono quelle di rissa, lesioni, e interruzione di pubblico servizio. Non è noto, per ora, se tra gli identificati ve ne siano con precedenti per fatti analoghi. L'indagine si concentra su due momenti distinti: un primo screzio avvenuto al mattino tra i bagnini e un gruppo di minorenni, che aveva messo gli asciugamani nell'area riservata ai clienti dello stabilimento, e un secondo litigio, quando i giovani si sono spostati sotto la torretta di salvataggio. Dopo questo episodio avrebbero chiesto ‘rinforzi' ad altri amici, arrivando in una quindicina in spiaggia e dando il via alla rissa.

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