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“Io perdo il lavoro al ristorante del Senato e tutti sono contenti!!”

Da settembre il ristorante del Senato è diventato più caro: non bastano più 10 € per un pasto da re. Tutto bene, allora? Non per tutti: i Senatori per risparmiare vanno altrove e 20 camerieri finiscono in Cassa Integrazione.
A cura di pietro rinaldi
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A volte la realtà è davvero incredibile. Ti svegli una mattina e ti rendi conto che una sacrosanta battaglia che ha dato frutti positivi a tutti i tuoi concittadini ha fregato proprio te. Questo è capitato ai 20 dipendenti della società incaricata di gestire il ristorante del Senato della Repubblica, finiti in Cassa Integrazione a causa della riduzione di lavoro dovuta all’aumento dei prezzi del menù.

Ad agosto scorso, infatti, prende il via una polemica che rimbalza su quotidiani e social network: alla Camera e al Senato si fanno pranzi da re e si paga come in un fast food di basso livello. L’indignazione è unanime: gli italiani ripensano a tutte le volte che hanno trascorso interminabili minuti sfogliando i menù dei ristoranti; con occhio allenato si legge il piatto e subito di fianco il prezzo, perché “va bene mangiar bene ma il portafoglio ha le sue ragioni”.

Vergogna!! Titolavano i giornali di luglio nel riportare che al Senato bastavano 2,76€ per un carpaccio di filetto con salsa di limone. Vergogna!! Scriveva su Facebook un esercito di italiani commentando i 5,26€ che venivano chiesti a Senatori per il filetto di orata con crosta di patate.

È stato così che al grido di “rimediamo” la Presidenza del Senato ha modificato il tariffario del menù del ristorante, facendolo diventare quasi normale. Ora per un pranzo completo al Senato non basta più una banconota da 10,00€, ma ne servono almeno due da 20,00€.

[quote|left]|L’aumento dei prezzi del Ristorante ha determinato una riduzione delle presenze del 50% ed una diminuzione dei piatti consumati del 70%[/quote]Qual è il risultato di quest’operazione? L’aumento dei prezzi entrato in vigore lo scorso settembre ha determinato una riduzione delle presenze del 50% presso il Ristorante ed una riduzione del 70% dei piatti consumati. In altre parole un Senatore su due non mangia più al senato e quando lo fa mangia meno e – dicono le cronache – preferisce la pennetta al sugo al filetto in crosta.

Da qui, le ovvie difficoltà economiche della società che gestisce il Ristorante che ha chiesto di rescindere il contratto con il Senato ed ha mandato in Cassa Integrazione 20 suoi dipendenti.

Immagino l’umore dei 20 dipendenti. Tutta l’Italia gioisce per qualcosa di assolutamente giusto come il far pagare il pranzo ai Senatori, mentre loro si rattristano per la perdita del posto di lavoro.  Che strano il mondo, a volta ti tocca essere triste per qualcosa fa contenti tutti!

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