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Insulti razzisti a Daisy Osakue, procura chiede l’archiviazione: autori resteranno impuniti

La procura di Torino ha chiesto di archiviare la denuncia presentata da Daisy Osakue, componente della nazionale italiana di atletica che nel 2018 lamentò la comparsa sui social di centinaia di messaggi ingiuriosi e razzisti nei suoi confronti. La procura ha preso atto del carattere diffamatorio dei messaggi, ma ha sottolineato che è difficile identificare gli autori.
A cura di Susanna Picone
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La procura di Torino ha chiesto di archiviare la denuncia presentata da Daisy Osakue, la giovane componente della nazionale italiana di atletica che nel 2018 ha denunciato di aver ricevuto sui social network centinaia di messaggi ingiuriosi e razzisti nei suoi confronti. Lo si è appreso da ambienti del Palazzo di Giustizia. Il caso degli insulti razzisti a Daisy Osakue, italiana di origini nigeriane, era scoppiato in seguito a un episodio avvenuto il 30 luglio del 2018, quando la giovane è stata aggredita in strada. L’atleta era a Moncalieri (Torino) quando fu colpita da un uovo lanciato da un'auto in corsa. Ha rischiato la carriera per le ferite riportate in seguito a quell’episodio.

Le minacce e gli insulti dopo l'aggressione – “Devi tornartene al tuo Paese”, “non meriti di indossare la maglia azzurra”, “non sei italiana”, solo alcuni dei messaggi che la giovane atleta della Nazionale azzurra era stata costretta a leggere. "Mi sono stufata delle minacce di morte a me e alla mia famiglia, semplicemente perché ho fatto notare che dei cretini mi hanno lesionato la cornea creando un edema che ha fatto calare la vista di 5 decimi nell'occhio sinistro –aveva detto Osakue -. Si dimenticano tutti che italiana lo sono anche io. Secondo queste persone sarei dovuta stare zitta e incassare il colpo di un gruppo di cretini senza dire nulla?”.

Difficile identificare con certezza gli autori dei messaggi – A quanto si apprende, la procura ha preso atto del carattere oggettivamente diffamatorio dei messaggi che Osakue ha ricevuto, ma ha sottolineato che è particolarmente difficile identificare con certezza gli autori anche perché Facebook, di prassi, non fornisce i dati alla polizia postale. Il gesto dunque nei confronti della giovane italiana resterà senza colpevoli.

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