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Influenza, primo caso stagionale scoperto in un bimbo di Parma di 9 mesi

Il primo virus influenzale della stagione 2020-2021 è stato isolato all’Università di Parma: si tratta di un virus A, identificato nei laboratori di Virologia del Dipartimento di Medicina e Chirurgia il 26 settembre in un bambino di 9 mesi ricoverato in ospedale nel reparto di Pediatria – Sezione infettivi.
A cura di Davide Falcioni
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Il primo virus influenzale della stagione 2020-2021 è stato isolato all'Università di Parma: si tratta di un virus A, identificato nei laboratori di Virologia del Dipartimento di Medicina e Chirurgia il 26 settembre in un bambino di 9 mesi ricoverato in ospedale nel reparto di Pediatria – Sezione infettivi. Il piccolo "era stato ricoverato il giorno prima con febbre e difficoltà respiratorie riferite a una generica affezione dell'apparato respiratorio – informano dall'ateneo – per la quale non era stato formulato un sospetto clinico di influenza. Nello stesso campione biologico dello stesso paziente è stato anche identificato Rhinovirus, agente responsabile del raffreddore comune, documentando un'infezione mista dai due virus". "L'identificazione del virus influenza A nel mese di settembre è rilevante anche dal punto di vista epidemiologico", evidenziano gli esperti, "in quanto dimostra che la circolazione di virus influenzali non è strettamente limitata alla sola stagione invernale. E ribadisce la necessità di attuare da parte degli specialisti controlli puntuali e di applicare metodi diagnostici sofisticati, in grado di permetterne il rilevamento in maniera precoce e accurata".

Influenza: picco di contagi tra gennaio e febbraio

Proprio nella giornata di ieri Antonino Bella, epidemiologo dell'Istituto superiore di sanità (Iss), aveva spiegato all'Adnkronos che non erano ancora stati segnalati "casi sporadici di influenza: normalmente la stagione si apre a metà ottobre, ma di solito a settembre ci sono sempre isolamenti sporadici. Quest'anno ancora no". Lo scienziato aveva poi aggiunto che si aspetta un picco "tra fine gennaio e inizi di febbraio, come è accaduto negli ultimi anni, tranne in due stagioni quando il picco è arrivato subito dopo Natale". "Ci ispiriamo in genere a quanto accade nell'emisfero Sud: ebbene, l'ultima stagione in Australia è stata molto blanda. E questo può essere accaduto sia per una fluttuazione ciclica, sia per la presenza di un altro virus – Sars-CoV-2 – e per quella che i virologici chiamano competizione virale: un patogeno ne ‘scalza' un altro".

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