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News sull'incidente a Santo Stefano di Cadore

Incidente Santo Stefano, la disperazione del nonno e dello zio: “Quella donna inveiva contro i corpi”

Il nonno del bimbo morto ieri insieme al papà e alla nonna a Santo Stefano di Cadore è stato portato in ospedale dopo l’incidente: lui camminava dietro i familiari e non è stato travolto. Sulla figlia sopravvissuta: “Dice che non vuole vivere. Le hanno portato via tutti gli affetti più cari”.
A cura di Susanna Picone
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“Sono vivo solo perché camminavo un po’ più indietro”: è stravolto Lucio Potente, che ha visto morire la moglie Mariagrazia Zuin, il genero Marco Antoniello e poi anche il nipotino di due anni ieri a Santo Stefano di Cadore (Belluno), dove tutta la famiglia era arrivata dal Veneziano per trascorrere qualche giorno di vacanza.

“Ha ucciso il mio nipotino”, ripete l’uomo, ex portiere e allenatore di calcio e nonno della più giovane delle vittime, facendo riferimento all’Audi con alla guida una trentenne tedesca – poi arrestata– che li ha travolti.

Il nonno è stato portato in ospedale perché si è sentito male dopo l’incidente. L’uomo ha parlato di un “omicidio stradale” e spiegato come tutti insieme stavano percorrendo a piedi via Udine, in direzione Sappada, quando è spuntata l’auto che ha falciato in pieno la famiglia. Il papà e la nonna del bambino sono stati sbalzati a qualche decina di metri di distanza morendo sul colpo, il bimbo è deceduto poco dopo in ospedale.

Anche la mamma del bambino, Elena, è in ospedale: “L’hanno colpita e ora è qui ferita, all’ospedale. È disperata. Dice che non vuole vivere — le parole di Potente riportate dal Corriere del Veneto —. Le hanno portato via tutti gli affetti più cari: sua mamma, Mariagrazia, che teneva in piedi tutta la baracca, il marito e il suo piccolo”.

Mariagrazia Zuin, una delle vittime
Mariagrazia Zuin, una delle vittime

“Siamo distrutti. Non ha senso morire in questo modo, falciati in vacanza da un’auto piombata alle spalle”, ripete anche Marco Potente, fratello di Elena, che non era ieri con il resto della famiglia e che ha saputo della tragedia attraverso una telefonata del padre.

“Dai primi rilievi, da quanto ci hanno detto le forze dell'ordine, pare che quell'Audi stesse viaggiando a 160 chilometri all'ora – le sue parole affidate al Gazzettino -, mio padre mi ha raccontato che la donna alla guida sembrava fuori di sé, non so dire perché sotto choc o sotto l'effetto di qualche sostanza”.

I familiari delle vittime hanno parlato di “gesti strani” compiuti dalla donna alla guida, anche lei portata in ospedale, al Gazzettino l’uomo ha aggiunto che “inveiva contro i corpi a terra”.

E ancora: “Sono morti mia madre, mio nipote e mio cognato, mia sorella è ricoverata in ospedale, mio padre è ancora sotto choc. Quella donna ci ha condannati per sempre a una vita orribile".

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