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In casa fucili da guerra e un missile, dei migranti dicevano: “Scimmie, invasori d’Europa”

Fabio Del Bergiolo, Alessandro Michele Aloise Monti e Fabio Amalio Bernardi sono stati arrestati questa mattina dopo che nelle loro case sono state trovare armi da guerra, simboli del nazismo e persino un missile aria – aria pronto per essere messo in vendita.
A cura di Davide Falcioni
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Si chiama Fabio Del Bergiolo, definiva gli immigrati "scimmie, invasori d'Europa" e gli stava così cuore la "sicurezza" da aver custodito nella sua casa un vero e proprio arsenale di armi da guerra. L'uomo, sessant'anni, è stato arrestato questa mattina all'alba nel corso di un'operazione della Digos contro ambienti dell'estrema destra del nord Italia: Del Bergiolo, ex funzionario doganale e tra i fondatori del Mac (Movimento di azione confederata) che promuoveva la libera vendita delle armi, nel 2001 si era candidato al Senato con Forza Nuova ottenendo nove voti. Durante la perquisizione nella sua casa di Gallarate, in provincia di Varese, gli agenti hanno trovato un arsenale di armi da sparo, da guerra e comuni, detenute illegalmente e nascoste in camera da letto. Sono stati sequestrati nove fucili da guerra, una pistola mitragliatrice, tre fucili da caccia, sette pistole, sei parti di armi da guerra (otturatori, caricatori, canne, gusti), venti baionette, 306 parti di armi da sparo (caricatori, canne, otturatori, silenziatori, ottiche), 831 munizioni. In casa sua l'uomo aveva anche numerosi stemmi e cartelli con simbologie naziste. 

In manette sono finite altre due persone: si tratta di un cittadino svizzero di 42 anni, Alessandro Michele Aloise Monti, e di un italiano 51enne, Fabio Amalio Bernardi, fermati nei pressi dell’aeroporto di Forlì, tutti e due accusati di detenzione e messa in commercio di un missile aria – aria in utilizzo alle forze armate del Quatar negli anni '80: l'arma, del peso di 800 chili, era tenuta nascosta in un hangar nei pressi dell'aeroporto di Rivanazzano Terme, in provincia di Pavia. Il razzo sarebbe stato riarmabile e perfettamente funzionante. Sul mercato nero, a cui era destinato, avrebbe avuto un valore di circa 500 mila euro.  Durante l'inchiesta sono stati riscontrati contratti tra uno dei miliziani e un esperto di armi che proponeva l’acquisto, per conto terzi, di un missile del quale venivano trasmesse anche alcune foto attraverso Whatsapp. L'operazione, nata da un'indagine della Digos di Torino su alcuni combattenti italiani che hanno partecipato alla guerra nel Donbass, in Ucraina, ha visto la collaborazione con la polizia di Milano, Varese, Pavia, Novara e Forlì, coordinati dalla Polizia di prevenzione – Ucigos. “Si tratta di un’operazione complessa, con un sequestro ingente di armi da guerra con pochi precedenti per la polizia che opera in questo ambito”, ha affermato il questore di Torino Giuseppe De Matteis, che ha aggiunto: “Abbiamo delle idee su cosa si potesse fare con il materiale sequestrato ma ad oggi non c’è alcun riscontro che ci consenta di fare ipotesi”.

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