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Matteo Messina Denaro

Il medico di Messina Denaro risponde al gip: “Non sapevo fosse il boss latitante”

L’interrogatorio davanti al gip di Palermo di Alfonso Tumbarello, il medico di Campobello arrestato due giorni fa: ha sostenuto di non essere stato a conoscenza della vera identità del suo assistito.
A cura di Biagio Chiariello
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“Non sapevo che fosse lui”. Così Alfonso Tumbarello ha risposto al gip di Palermo. È lui il medico che ha avuto in cura Matteo Messina Denaro, certificando il tumore al colon e disponendo per lui 137 tra visite ed esami medici. Nell’ambito delle indagini riguardanti il boss latitante, lo specialista che lo ha curato è stato arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e falso.

Messina Denaro, come è noto, usava l’identità di Andrea Bonafede, assistito proprio dal medico di base di Campobello. Ma analizzando i tabulati telefonici gli inquirenti non hanno trovato alcun contatto tra il vero Andrea Bonafede e Tumbarello dal 2019 in poi.

È nel novembre del 2020 che il boss di Castelvetrano viene sottoposto al primo intervento, grazie alle indicazioni mediche di Alfonso Tumbarello. Quest'ultimo ha però raccontato di aver appreso che a Bonafede era stata diagnosticata una malattia e di essersi limitato a prescrivere terapie e analisi senza mai visitarlo personalmente.

Ha detto di non aver mai sospettato che il vero paziente fosse Messina Denaro e di aver agito sempre in buona fede. Tumbarello ha però ammesso di aver fatto da tramite tra Antonio Vaccarino, l’ex sindaco di Castelvetrano, e il fratello di Messina Denaro. L'ex primo cittadino nel 2012 aveva raccontato in aula, durante un processo, di essersi rivolto al medico per incontrare Salvatore Messina Denaro. 

Interrogato anche Andrea Bonafede, cugino e omonimo del geometra che ha prestato l'identità al padrino. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, era lui a ritirare le prescrizioni per il superlatitante dallo studio medico di Tumbarello. L’ultima volta proprio il giorno in cui Messina Denaro è stato arrestato alla clinica La Maddalena di Palermo, mentre era in attesa di sottoporsi ad un trattamento di chemioterapia alla clinica. Bonafede ha detto di aver semplicemente  seguito le richieste del cugino, che si era ammalato e non voleva recarsi personalmente allo studio medico.

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