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Il governo è stato condannato a pagare 8 milioni di euro alle vittime del terremoto dell’Aquila

La Presidenza del Consiglio, allora affidata a Silvio Berlusconi, doveva verificare le rassicurazioni della Protezione civile. “Non c’è pericolo”, aveva detto il vicecapo De Bernardinis a pochi giorni dal terremoto. Così è arrivata la condanna in sede civile: 8 milioni di euro di risarcimento a 30 famiglie delle vittime.
A cura di Luca Pons
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Il Tribunale civile dell'Aquila ha condannato la Presidenza del Consiglio dei ministri a pagare quasi 8 milioni di euro come risarcimento a 30 famiglie di vittime del terremoto del 2009. La causa legale riguardava le rassicurazioni fatte dall'allora vicecapo della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis.

De Bernardinis è già stato condannato, con sentenza definitiva, a due anni di carcere per gli stessi fatti, mentre l'allora capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, è stato assolto. Cinque giorni prima del terremoto del 6 aprile 2009, la commissione Grandi rischi – che unisce la Protezione civile e la comunità scientifica – si era riunita a L'Aquila. De Bernardinis aveva tranquillizzato la popolazione, dopo i terremoti delle settimane precedenti, dicendo che non c'erano ulteriori rischi. Pochi giorni dopo erano poi arrivate le 309 vittime del terremoto, oltre a decine di migliaia di sfollati.

Le avvocate Maria Teresa di Rocco e Silvia Catalucci hanno iniziato la causa nel 2010, procedendo per via civile invece che per via penale. La Presidenza del Consiglio è stata coinvolta perché la commissione Grandi rischi è un suo organo consultivo.

La sentenza del Tribunale civile dell'Aquila ha ricordato le parole che De Bernardinis aveva pronunciato: "Non c'è pericolo, l'ho detto anche al sindaco, la comunità scientifica mi continua a confermare che anzi è una situazione favorevole, perciò, uno scarico di energia continuo..". Nel processo penale, queste erano state ritenute "idonee ad incidere sul comportamento dei cittadini", ha sottolineato la sentenza. La stessa cosa è accaduta nel processo civile.

"Tenendo necessariamente conto del comportamento e delle abitudini delle vittime anteriormente al 31 marzo del 2009", ha scritto il giudice Baldovino De Sensi, "dell'avvenuta conoscenza delle dichiarazioni obiettivamente rassicuranti di De Bernardinis e dell'eventuale modifica delle abitudini di vita dopo tali dichiarazioni", è stato verificato il nesso causale "tra il fatto commesso dal De Bernardinis e la morte dei congiunti degli attori o le lesioni patite da questi ultimi". Ovvero, le parole di Bernardinis hanno "indotto le vittime del terremoto interessate al presente procedimento a non uscire di casa rimanendo così travolte dal sisma".

La sentenza civile ha confermato quanto già stabilito nella condanna al carcere di De Bernardinis: se non fossero arrivate quelle parole rassicuranti, che dovevano essere verificate meglio prima di pronunciarle, molte persone non sarebbero rimaste tranquillamente a casa, ma avrebbero forse cercato riparo altrove.

In più, la sentenza ha aggiunto la responsabilità civile del governo di allora. In quanto responsabile della commissione Grandi rischi, si legge, "è stato ritenuto che la Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva ed ha avuto la concreta possibilità di verificare la correttezza dell'operato degli imputati". Insomma, il governo – che allora era guidato da Silvio Berlusconi – doveva verificare che ciò che diceva De Bernardinis fosse vero.

Il risarcimento di circa 8 milioni di euro andrà ai familiari delle vittime che hanno preso parte alla vicenda legale in questi anni. Si tratta di 30 famiglie, che vedranno la somma non divisa in parti uguali, ma suddivisa in base ai danni subiti.

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