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Il fegato di una ragazza morta a 16 anni salva una bimba ucraina: il difficile intervento a Torino

Con il trapianto di metà fegato di una ragazza morta a Cesena impiantato sul rene, a Torino è stata salvata una bambina ucraina di 11 anni, affetta da una rara malformazione delle vie biliari. La piccola oggi è sveglia e ha potuto riabbracciare i genitori.
A cura di Susanna Picone
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Le operazioni di trasporto in Italia della paziente ucraina
Le operazioni di trasporto in Italia della paziente ucraina

Una storia a lieto fine arriva dall’ospedale Molinette di Torino, dove un trapianto ha salvato una bambina ucraina. La piccola paziente, una undicenne proveniente dall'Ucraina con una missione umanitaria, è stata salvata grazie a un trapianto di fegato eseguito collegando direttamente la vena porta dell'organo epatico donato con la vena renale sinistra della ricevente.

La bambina, affetta fin dalla nascita da una rara malformazione delle vie biliari, era già stata trattata chirurgicamente con due interventi non risolutivi nel suo Paese. Il primo (colecisto-duodeno-stomia) era stato effettuato in epoca neonatale per ristabilire il flusso della bile verso l'intestino, poi il secondo (diversione venosa spleno-renale) lo aveva subito quando aveva 6 anni per controllare ripetuti episodi di sanguinamento nel tubo digerente. Il suo fegato era infatti ormai evoluto in cirrosi epatica, complicata da ipertensione portale severa.

Le operazioni di trasporto della paziente
Le operazioni di trasporto della paziente

Gli ultimi mesi della giovane paziente sono stati difficili: la bambina più volte è stata ricoverata in Ucraina per infezioni ricorrenti nelle vie biliari e lo scompenso funzionale epatico era ormai divenuto progressivo, necessitante di trapianto in tempi brevi. Quando è iniziata la guerra, la Regione Piemonte ha partecipato a una missione medico umanitaria necessaria per individuare quei pazienti, soprattutto pediatrici, che potessero beneficiare di un trattamento specialistico curativo in Centri medici dell'Unione Europea. Nell'ambito di questa missione la vicenda della bambina ha trovato una luce di speranza: il suo caso è stato valutato dagli esperti della Regione Piemonte, con la consulenza a distanza del professor Renato Romagnoli (Direttore del Centro Trapianto Fegato dell'ospedale Molinette di Torino) e del dottor Pierluigi Calvo (Direttore della Gastroenterologia pediatrica dell'ospedale Regina Margherita).

La paziente è stata quindi portata in Italia con un aereo della Guardia di Finanza, è stata ricoverata in Gastroenterologia al Regina Margherita ed è stata inserita in lista d'attesa per trapianto epatico nel giugno scorso. Trapianto che è arrivato dopo due mesi di attesa: la disponibilità di un fegato compatibile si è avverata grazie al consenso alla donazione degli organi espresso dalla famiglia di una ragazzina di 16 anni, deceduta nell'ospedale di Cesena per trauma cranico.

Il fegato della donatrice è stato diviso in due parti secondo la tecnica Split: la parte più piccola è stata impiantata in un lattante all'ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, mentre la parte più grande è stata trasportata a Torino per la paziente ucraina. Il trapianto è stato eseguito dal professor Romagnoli con la sua equipe ed è durato 12 ore. Si è dovuto ricorrere alla tecnica detta di "trasposizione reno-portale", che prevede un collegamento diretto tra la vena porta dell'organo donato e la vena renale sinistra della ricevente. Il complesso intervento è tecnicamente riuscito e oggi la bambina è sveglia e ha già potuto riabbracciare i genitori nella Terapia Semintensiva del Centro Trapianto Fegato delle Molinette di Torino, in cui tuttora è degente.

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