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Cambiamenti climatici

“Il cambiamento climatico mette a rischio la specie umana”: l’allarme di Mercalli dopo Valencia

Il climatologo Luca Mercalli: “Stiamo andando verso un aumento di oltre 3 gradi della temperatura media globale. Così consegniamo alle generazioni future un mondo molto pericoloso. Stiamo mettendo a rischio l’esistenza stessa della specie umana”.
Intervista a Luca Mercalli
Climatologo
A cura di Davide Falcioni
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Centinaia di vittime, migliaia di dispersi, intere città sommerse dall’acqua e danni per miliardi di euro. L’alluvione che quasi una settimana fa ha investito la provincia di Valencia, in Spagna, ha mostrato ancora una volta a tutta l’Europa le conseguenze del cambiamento climatico di origine antropica. Le straordinarie precipitazioni hanno infatti incontrato territori fortemente urbanizzati e impermeabilizzati: il combinato disposto di acqua e cemento ha dato luogo a una catastrofe della quale si fatica ancora a delineare i contorni.

E il peggio è che non siamo che all’inizio. Come da decenni spiegano gli scienziati, infatti, a causa della crescita della temperatura media globale i fenomeni meteo estremi aumenteranno sia di frequenza che di intensità: ne stiamo avendo un primo assaggio, ma il peggio deve ancora arrivare. Un paio di settimane fa, infatti, il Programma ONU per l’ambiente (UNEP) ha certificato che siamo sulla strada di un catastrofico riscaldamento di 3,1 °C entro la fine del secolo rispetto all’epoca preindustriale. "Siamo ben al di sopra del limite di sicurezza, che a Parigi era stato fissato in 2 gradi centigradi. Attenzione, parliamo della soglia massima tollerabile. Eventi estremi come le alluvioni di Valencia o dell'Emilia Romagna si stanno verificando con ‘solo' +1,4 gradi. Con 0,6 gradi in più, quelli che ci separano alla soglia dei 2, accresciamo di molto gli eventi meteo estremi. Con 3 gradi consegniamo alle generazioni future un mondo molto, molto pericoloso", ha spiegato a Fanpage.it il climatologo Luca Mercalli.

Ci sono analogie tra quello che è accaduto a Valencia e i fenomeni meteo estremi in Italia degli ultimi mesi, a partire dalle alluvioni in Emilia Romagna?

Ogni alluvione è una storia a sé perché oltre alla quantità di pioggia che precipita si deve tenere conto delle caratteristiche del territorio. Innanzitutto non è possibile confrontare il dato metereologico con il numero di vittime. Per intenderci: si può avere il peggior nubifragio del mondo in un'area disabitata, e non avere neppure un morto. La notizia passerebbe quasi inosservata. Ma si può avere un temporale moderato che fa crollare la palestra di una scuola e avere decine di vittime. Nel caso di Valencia vi è stato sicuramente un record pluviometrico importantissimo visto che sono caduti 600 millimetri d'acqua in otto ore. Parliamo di una delle piogge più forti della storia meteorologica europea. Tuttavia quell'enorme quantità di pioggia ha impattato su un territorio fortemente urbanizzato e una popolazione impreparata. Non a caso molte delle vittime si sono registrate in auto, o nei parcheggi sotterranei. Proprio dove non avrebbero dovuto essere.

L'Emilia Romagna ha subito quattro alluvioni in appena un anno e mezzo. Fortunatamente il numero di morti è drasticamente calato tra il maggio del 2023 e l'autunno di quest'anno. 

Sia la Protezione Civile regionale che le previsioni del tempo fornite dall'Arpa in Emilia Romagna hanno funzionato. Nelle alluvioni di maggio 2023, paragonabili per estensione a quella di Valencia, le vittime sono state 17 e non oltre 200. Gli episodi delle ultime settimane invece hanno causato una vittima nel bolognese. Questo significa che nel nostro Paese la comunicazione del rischio ha funzionato, almeno in Emilia Romagna. E la popolazione non è stata colta impreparata.

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Ci sono in Italia regioni in cui il rischio alluvioni è più elevato?

No, l'Italia è tutta a rischio, non esistono territori sicuri e non c'è luogo nel nostro Paese che non abbia avuto una grande alluvione in passato. Se però vogliamo trovare delle possibili analogie tra i grandi centri italiani con la catastrofe spagnola sicuramente dobbiamo pensare a Genova: una grande città di mare con piogge molto intense e una forte urbanizzazione.

Dall'11 al 22 novembre si terra in Azerbaijan la Cop29, ovvero la 29esima sessione della Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Dopo i flop degli ultimi anni cosa si aspetta?

Non mi aspetto assolutamente nulla. Il mondo è distratto da altri problemi, a partire dalle guerre in Ucraina e Medio Oriente; la questione climatica continua ad essere lasciata in secondo piano. Vedremo cosa accadrà con le elezioni americane: se vincerà Trump il tema regredirà di almeno altri trent'anni essendo lui un negazionista determinato ad uscire dall'Accordo di Parigi. Kamala Harris è invece un  po' più attenta alla questione ambientale.

In Europa si punta spesso il dito su Cina e India, si dice che questi due Paesi sono la vera causa del cambiamento climatico. È vero?

La Cina è pronta a fare scelte ambientali importanti, ma se vede che l'Occidente non fa niente di davvero concreto temporeggia. Anche l'India, Paese ancora più povero della Cina e alle prese in alcune regioni con il problema della fame, ha detto chiaramente che ridurrà le emissioni di CO2 non appena gli Stati Uniti faranno il primo passo.

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Quindi tutti attendono che sia l'Occidente a muoversi.

Certo. Tutti incolpano la Cina di essere il primo emettitore di gas climalteranti; è vero, ma non lo è procapite. Ogni cittadino americano infatti consuma quasi il doppio di un cinese. La Cina non è il mostro. Anzi, è il primo Paese al mondo per la produzione e l'installazione di pannelli fotovoltaici ed anche sulle auto elettriche sono molto più avanti di noi.

Ne sa qualcosa Volkswagen.

Esatto. I produttori che oggi in Europa si lamentano, come Volkswagen e Stellantis, hanno puntato sulla produzione di auto elettriche di segmento alto, mostri da 50-60mila euro inavvicinabili per le persone comuni. Ora si sono accorti che la fascia di mercato "popolare" viene egregiamente coperta dalla Cina. Ma di cosa si lamentano? Perché, invece, non hanno costruito la Panda o la Polo elettrica 10 anni fa? Oggi l'industria automobilistica europea paga le conseguenze di una pessima strategia industriale. Inutile prendersela con la Cina. Se fai Suv elettrici da 80mila euro è chiaro che un operaio non può permettersela.

Un paio di settimane fa il Programma ONU per l’ambiente (UNEP) ha certificato che siamo sulla strada di un catastrofico riscaldamento di 3,1 °C entro la fine del secolo rispetto all’epoca preindustriale. Che significa?

Tutto quello che negli anni è stato annunciato alle Conferenze sul Clima in tema di riduzione delle emissioni di gas climalteranti è rimasto sulla carta: il 2023, infatti, è stato l'anno con le maggiori emissioni di sempre con un aumento della CO2 dell'1,3% rispetto al 2022. E credo che difficilmente il 2024 sarà un anno di calo.

Che significano questi dati? Come impatteranno sul clima in futuro?

Siamo ben al di sopra del limite di sicurezza, che a Parigi era stato fissato in 2 gradi centigradi. Attenzione, parliamo della soglia massima tollerabile. Eventi estremi come le alluvioni di Valencia o dell'Emilia Romagna si stanno verificando con "solo" +1,4 gradi. Con 0,6 gradi in più, quelli che ci separano alla soglia dei 2, accresciamo di molto gli eventi meteo estremi. Con 3 gradi consegniamo alle generazioni future un mondo molto, molto pericoloso. Intendiamoci: stiamo mettendo a rischio l'esistenza stessa della specie umana.

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