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Il 26 luglio 1184 l’incidente della latrina di Erfurt: 60 nobili morirono affogando in un pozzo nero

Il 26 luglio 1184 l’incidente della latrina di Erfurt: 60 nobili morirono in un pozzo nero affogando nei liquami. L’evento raccontato negli annali sassoni.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Immagine di repertorio
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Il 26 luglio del 1184 oltre sessanta nobili tedeschi morirono affogati nei liquami di un pozzo nero ad Erfurt, nella regione della Turingia. Un evento che in Germania viene ancora oggi ricordato come Erfurter Latrinensturz (l'incidente della latrina di Erfurt, ndr). Un incidente che avvenne in un momento travagliato per l'allora Sacro Romano Impero, dilaniato più che mai dalle lotte per le investiture e dove principi e vescovi si contendevano spesso cittadine anche molto piccole cercando di accrescere il proprio potere. E all'epoca dell'incidente, la lotta era particolarmente dura.

Il contesto storico

Enrico VI, secondogenito di Federico Barbarossa e designato erede del Sacro Romano Impero (che lo avrebbe incoronato come Re qualche anno dopo), stava guidando un esercito verso la Polonia quando, mentre attraversava la regione tedesca della Turingia dovette fermarsi nella cittadina di Erfurt, dove era in atto una delle tante controversie territoriali del tempo, tra Ludovico III di Turingia e Corrado di Wittelsbach, arcivescovo di Magonza. Una lotta durissima che Enrico VI è costretto di fatto a mediare, prima di continuare la sua marcia verso la Polonia. E così convoca nella cittadina, al suo cospetto, sia i due rivali sia i principali principi e nobili tedeschi che appoggiano l'uno e l'altro. La "dieta" è convocata per il giorno 26 luglio 1184, per dare tempo a tutti di arrivare nella cittadina tedesca. I nobili iniziarono ad arrivare già dal 25 luglio, alloggiando nei locali della cittadella sulle cui rovine sorgerà poi l'odierna Chiesa di San Pietro di Erfurt. Il 26 luglio, giorno dell'assemblea, tutti iniziano a prendere posto attorno al grande tavolo che si trova al centro della stanza, dove si terranno le trattative.

L'incidente della latrina di Erfurt del 26 luglio 1184

Nella grande sala, tutto è pronto. Ma differentemente dalle cittadelle dell'Antica Roma, spesso in mattoni o altri materiali particolarmente solidi e resistenti, la cittadella di Erfurt dove si svolge la riunione è per lo più fatta di legno. E quando i vari nobili del Sacro Romano Impero prendono posto attorno al tavolo, il pavimento cede per il troppo peso, pochi minuti prima che iniziasse l'assemblea. Il crollo è tale che, cadendo, verrà sfondato anche il pavimento del piano di sotto, finendo così per franare all'interno di un pozzo nero che si trovava nelle fondamenta della cittadella, luogo dove defluivano tutti i liquami. Le cronache sassoni raccontano che, tra l'altro, erano anni che quel pozzo nero non veniva svuotato, e dunque per i malcapitati il destino era stato particolarmente crudele. I più "fortunati" muoiono in seguito al crollo, ma tutti gli altri dopo qualche minuto iniziano a gridare: i liquami e i miasmi sono tali da non lasciare loro scampo. Appesantiti dalle loro armature, che molti indossavano temendo complotti, non riuscirono a riemergere in tempo, e i soccorsi di servi e cittadini dovettero scontrarsi con la scarsa accessibilità del posto ed i miasmi che ne frustavano i tentativi.

La strage: oltre 60 nobili morti

Tanti i nobili morti, tra cui Friedrich von Kirchberg che, attraverso 26 generazioni, è diventato avo di Carlo d'Inghilterra. Ma anche nobili che in quel momento, non avendo figli, estinsero il proprio ramo, che passò così attraverso i propri fratelli dando vita a fusioni di possedimenti più grandi. Per un tragico scherzo del destino, tra le persone che si salvarono ci furono proprio Enrico VI, seduto a capotavola, ma anche Ludovico III di Turingia e Corrado di Wittelsbach, arcivescovo di Magonza, che sedevano ai suoi lati, nella parte della stanza dove le travi erano di mattoni e dunque non crollarono. Gli annali raccontano che Enrico VI, da allora, usò come espressione "Che io possa affogare nei liquami se fallisco", forse proprio memore di quanto accaduto ad Erfurt.

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