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I portuali di Genova hanno vinto: la nave delle armi ha lasciato l’Italia senza caricare nulla

La nave saudita Bahri Yanbu attraccata ieri al porto di Genova per caricare materiale bellico da utilizzare nella guerra in Yemen ha levato gli ormeggi per dirigersi ad Alessandria D’Egitto. Non ha imbarcato né i cannoni né i generatori elettrici militari.
A cura di Davide Falcioni
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I lavoratori portuali di Genova e le associazioni pacifiste hanno vinto: la nave saudita Bahri Yanbu attraccata ieri al porto di Genova per caricare materiale bellico da utilizzare nella guerra in Yemen ha levato gli ormeggi per dirigersi ad Alessandria D'Egitto. Quel che è più importante tuttavia è il fatto che grazie alla mobilitazione degli operai non ha potuto imbarcare nulla di quanto previsto, neppure i generatori  elettrici ad uso militare.

Nei giorni scorsi la Filt Cgil Liguria aveva indetto uno sciopero dei lavoratori portuali genovesi, per poi estenderlo a tutti quelli liguri nel timore che la nave cargo potesse effettuare il suo carico dallo scalo di La Spezia e lì imbarcare sia i generatori che dei cannoni da guerra Caesar di fabbricazione francese. L'agitazione era stata indetta per l'esplicita volontà dei lavoratori di non rendersi complici in nessun modo del massacro dei civili yemeniti: il giornale d'inchiesta francese Disclose aveva infatti rivelato nei giorni scorsi come l'esercito saudita intendesse utilizzare quelle armi non solo contro i combattenti yemeniti, ma anche contro i non belligeranti.

La CGIL: "Abbiamo contribuito a fermare lo sterminio degli yemeniti"

In una nota la FILT-CGIL ha ringraziato "tutti i lavoratori, le associazioni ed i cittadini che questa mattina hanno contribuito alla riuscita della manifestazione di protesta riguardante la "Bahri Yanbu". Con gli strumenti a nostra disposizione abbiamo dato un contributo concreto per cercare di fermare lo sterminio che sta colpendo il popolo Yemenita. Nell'incontro di questa mattina con il Prefetto è stato evidente come non si potesse escludere che questo carico serviva ad un campo militare. Riteniamo, grazie all'impegno di tanta gente, di aver vinto una piccola battaglia. L'unica cosa che dispiace è che non è stato possibile affrontare questa situazione con le altre sigle sindacali confederali a cui ci accomuna la contrarietà a qualsiasi guerra, motivo per cui la nostra organizzazione condanna qualsiasi gesto minaccioso o accuse rivolte alle altre organizzazioni sindacali. Abbiamo condotto questa battaglia senza fare propaganda politica, ma soprattutto riteniamo che non sia stato uno sciopero politico, ma anzi, una difesa del mondo del lavoro e dei valori della nostra Organizzazione e della Costituzione del nostro paese".

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