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I cittadini di Lampedusa aprono le case ai migranti: “Stremati dalla fame, gli abbiamo dato cibo”

“Abbiamo dato da mangiare a questi ragazzi che erano stremati, avevano fame. Che dovremmo fare? Mica li possiamo maltrattare, con tutto quello che hanno passato e che stanno passando già è una fortuna che siano arrivati vivi qui. Ma lo Stato non c’è”: è il racconto di un abitante di Lampedusa a Fanpage.it.
A cura di Redazione
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di Antonio Musella e Annalisa Girardi

La situazione a Lampedusa rimane difficile, ma la solidarietà degli isolani non manca. Molti stanno aprendo le loro case per condividere un pasto con i migranti arrivati in questi giorni nell'isola. Tanti dei richiedenti asilo, tra loro anche donne e bambini, stanno infatti uscendo dall'hotspot al collasso per trovare del cibo. "C'erano dei ragazzi, avevamo 13 o 14 anni. Cercavano da mangiare, non facevano niente di male", racconta ai microfoni di Fanpage.it Stefano Cucina, un abitante di Lampedusa. "Mia moglie si è attivata subito, gli ha preparato quello che avevamo. C'erano uova e del pane, ha fatto una frittata e abbiamo dato da mangiare a questi ragazzi che erano stremati, avevano fame. Ci hanno ringraziati e se ne sono andati", ci dice.

Questa non è un'eccezione. Moltissimi abitanti dell'isola si stanno attivando per dare una mano: "L'hanno fatto anche molti altri lampedusani, giù al porto c'erano lampedusani che distribuivano da mangiare. Che dovremmo fare? Mica li possiamo maltrattare, con tutto quello che hanno passato e che stanno passando già è una fortuna che siano arrivati vivi qui", continua Stefano Cucina.

Che però mette in chiaro: "Lo Stato qui non c'è, non ci sta tutelando a noi lampedusani". E aggiunge: "Anche noi soffriamo, non vogliamo che la gente venga trattata così. Quando c'è qualcuno che si comporta male siamo i primi ad arrabbiarsi. Ma questa gente si è comportata benissimo, hanno solo chiesto da mangiare. Questa è gente che va aiutata".

Tra le tante persone arrivate nell'isola in questi giorni ci sono anche tantissimi minori non accompagnati. "Ce ne sono tantissimi, sono ragazzini. Di alcuni ci sono anche le mamme, stanno alla Casa della Fraternità", racconta ancora Stefano Cucina. Che poi aggiunge che però in questi giorni si sono visti anche tanti sacchi neri scendere dalle navi, che avvolgevano i corpi di coloro che avevano perso la vita durante la traversata: "Quanti ne abbiamo visti, anche quest'inverno ne vedevamo tutti i giorni. E chi sta al governo, seduto sulla poltrona e parlano, ma non concludono nulla. Anche adesso stanno parlando, ma io non vedo nulla di concreto".

Ieri sera c'è stata anche una fiaccolata per ricordare chi non ce l'ha fatta ad arrivare a terra, tra cui anche una neonata. "Mi veniva da piangere a pensare a quella bambina, perché non ha visto il mondo. Forse è tra gli angeli ora e visto il mondo com'è, mi sa che è meglio così", dice Stefano Cucina. E conclude: "Ci sentiamo impotenti, deve essere lo Stato ad aiutare Lampedusa".

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