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Santificazione Carlo Acutis

I capelli di Carlo Acutis venduti online a duemila euro: c’è un indagato per ricettazione

Un uomo dell’Emilia Romagna è indagato per aver messo in vendita online una presunta reliquia di Carlo Acutis. La Procura di Perugia ipotizza il reato di ricettazione, accusa che apre alla possibilità che i capelli siano stati sottratti illecitamente, qualora autentici.
A cura di Biagio Chiariello
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Una ciocca di capelli, attribuita a Carlo Acutis, il beato quindicenne noto come il “patrono del web”, è finita al centro di un’inchiesta per ricettazione condotta dalla Procura di Perugia. Al momento, risulta indagato un uomo residente in Emilia-Romagna, accusato di aver messo in vendita online quella che sarebbe dovuta essere una reliquia del giovane, morto nel 2006 per una leucemia fulminante e attualmente in attesa della canonizzazione.

L’indagine è partita a marzo, quando il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, ha sporto denuncia dopo aver scoperto annunci su piattaforme digitali che offrivano, al prezzo di oltre 2.000 euro, capelli presumibilmente appartenuti ad Acutis. Il prelato ha chiesto l’immediato sequestro dei contenuti e ha parlato di "grave offesa al sentimento religioso", anche nel caso in cui si trattasse solo di una truffa.

Il fascicolo è stato affidato al sostituto procuratore Gennaro Iannarone e si sviluppa su un doppio binario: da un lato il tentativo di bloccare la circolazione di simili annunci, dall’altro la tracciatura dell’identità digitale del venditore, culminata con una perquisizione domiciliare. Nell’abitazione dell’indagato, però, non è stata trovata alcuna reliquia riconducibile al beato.

L’annuncio incriminato sarebbe stato aggiudicato dopo 17 offerte, per un totale di 2.110 euro. Le autorità hanno acquisito i dispositivi elettronici dell’uomo, nella speranza di ricavare prove utili. Al momento, rimane il dubbio se la reliquia fosse reale o frutto di un’operazione fraudolenta: non risultano denunce per furto, ma l'accusa di ricettazione apre alla possibilità che i capelli siano stati sottratti illecitamente, qualora autentici.

Va ricordato che il commercio di reliquie è vietato dal diritto canonico (canone 1190), ma non costituisce di per sé un reato secondo la legge italiana, a meno che non emerga un collegamento con altre fattispecie penali, come la truffa o, appunto, la ricettazione.

Il caso ha sollevato sdegno tra i fedeli e nella comunità ecclesiale, non solo per l’episodio in sé, ma anche per il contesto in cui si inserisce: proprio in questi mesi era attesa l’annuncio ufficiale della canonizzazione di Carlo Acutis (in programma lo scorso 27 aprile e poi saltata a seguito della morte di Papa Francesco) un giovane che ha saputo unire fede e tecnologia, lasciando un’impronta profonda in milioni di coetanei.

Intanto la Procura di Perugia continua a monitorare il web, dove casi simili – seppur meno clamorosi – non sono rari. Molti altri annunci, simili a quello oggetto dell’inchiesta, sono stati rapidamente rimossi. Per ora, l’indagato resta l’unico nome iscritto nel registro, ma le indagini sono tutt’altro che concluse.

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