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“Ha mirato alla testa” il racconto delle amiche di Antonio, l’italiano colpito a Strasburgo

Il drammatico racconto del due giovani studentesse universitarie che erano col giornalista italiano colpito a Strasburgo e lo hanno visto cadere sotto i colpi del terrorista. “L’uomo era freddo, glaciale. Ci ha guardati negli occhi e ha preso la mira. Non ha detto una parola” hanno raccontato le due ragazze ancora sotto shock e con la paura di uscire.
A cura di Antonio Palma
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"Quell'uomo si è fermato, si è appoggiato al muro e ha preso la mira puntandoci la pistola alla testa. Era freddo, lucido", è il drammatico racconto delle amiche di Antonio Megalizzi, il giornalista italiano colpito dall’attentatore di Strasburgo e ora ricoverato in condizioni gravissime con una pallottola conficcata alla base del cranio. Caterina Moser e Clara Stevanato, giovane studentesse universitarie, estavano camminando per le strade della cittadina francese dopo un’intervista agli eurodeputati per Europhonica, il network di radio universitarie per cui lavorano, quando si sono imbattute improvvisamente nel killer, il ventinovenne Cherif C.,  che dopo aver portato morte e paura si è dato alla fuga. Una esperienza drammatica che le ha lasciate sotto shock.

Le due giovani ieri sono state ricevute al Parlamento europeo dove sono rimaste tutto il giorno accolte dagli eurodeputati italiani a cui hanno riferito quanto hanno vissuto sulla loro pelle . Hanno raccontato di essersi trovate di fronte il terrorista all'improvviso. Di essere scappate istintivamente insieme a un altro ragazzo placco che era con loro quando hanno visto l'uomo che gli puntava la pistola addosso. Solo durante la fuga hanno capito che Antonio era rimasto indietro, colpito da un proiettile sparato dal terrorista. Con lui dovevano ripartire per l'Italia proprio stamattina, avevano già fatto i biglietti ma ora non hanno più neanche la forza di muoversi. Il trauma enorme infatti ha lasciate loro addosso anche la paura di uscire.

"Le stiamo proteggendo ma lo hanno visto cadere sotto il colpo. Nel pomeriggio hanno ricevuto la visita di un team di psicologi. Hanno parlato a lungo con loro. Cosa significa essere sotto choc lo dimostra quel gesto che fanno in continuazione: la pistola puntata alla testa. A me lo hanno ripetuto decine di volte", ha raccontato l'eurodeputato Daniele Viotti che insieme ai colleghi le ha accolte al Parlamento Europeo. "L’uomo era freddo, glaciale. Ci ha guardati negli occhi e ha preso la mira. Non ha detto una parola " ripetono ora le ragazze consapevoli che per puro caso non ha puntato prima la pistola su di loro .

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