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Gimbe: “Rivalutare il Green pass, adesso è poco efficace. E la durata non può essere illimitata”

L’obbligo vaccinale non convince gli over 50 No Vax. Lo afferma la fondazione Gimbe analizzando gli ultimi dati sull’andamento della campagna di immunizzazione. Il presidente Nino Cartabellotta, inoltre, è critico con la nuova decisione del governo di rendere la scadenza del Green Pass illimitata.
A cura di Giacomo Andreoli
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«L’utilità del Green pass va oggi rivalutata secondo una prospettiva differente». A dirlo è Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, a margine del consueto report settimanale sul Covid che segna un importante calo di contagi (-24,9%) e dei ricoveri in terapia intensiva (-8,4%) rispetto ai sette giorni precedenti. Secondo l'organizzazione indipendente, che monitora l'evoluzione della pandemia in Italia, il certificato verde in questo momento «è poco efficace nell’arginare la diffusione del virus». Questo si aggiunge alla constatazione che l'obbligo vaccinale non sta convincendo molto gli over 50 no vax. Le nuove immunizzazioni sono infatti scese del 16,9%.

Gli esperti di Gimbe spiegano che «la vaccinazione riduce il rischio di contagiarsi e di contagiare, ma l’efficacia declina dopo circa 90 giorni e con la variante Omicron è circa la metà della Delta». Tuttavia «il Green pass rilasciato dopo la terza dose di vaccino è fondamentale per tutelare la salute individuale e collettiva. Infatti, la protezione nei confronti della malattia severa declina molto meno rispetto al contagi». Quindi il monito di Cartabellotta al governo. «In quanto strumento che limita le libertà personali – dice- la certificazione verde non può avere durata illimitata. Qualunque decisione politica dovrà essere rivalutata nel tempo in base all’emergere di nuove evidenze, ma bisogna comunque fissare una precisa scadenza».

Report Covid Gimbe: meno contagi e terapie intensive, stabili i decessi

La situazione pandemica in Italia migliora. «Dopo 3 settimane di sostanziale stabilità intorno a quota 1,2 milioni – spiega Cartabellotta– i nuovi casi settimanali registrano una netta flessione: circa 900 mila con una riduzione del 24,9% rispetto alla settimana precedente e una media mobile a 7 giorni che scende da 166.310 casi del 26 gennaio a 128.575 il 1° febbraio (-22,7%)».

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Questi i numeri completi della settimana rispetto ai sette giorni precedenti:

  • Decessi: 2.581 (+2,5%), di cui 187 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -142 (-8,4%)
  • Ricoverati con sintomi: -164 (-0,8%)
  • Isolamento domiciliare: -212.442 (-8%)
  • Nuovi casi: 900.027 (-24,9%)
  • Casi attualmente positivi: -212.748 (-7,9%)
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Risultano quindi in calo i nuovi casi (900.027 contro i 1.197.970 della settimana scorsa), i casi attualmente positivi (2.476.514 contro i 2.689.262 della settimana prima), le persone in isolamento domiciliare (2.455.092 contro 2.667.534) e le terapie intensive (1.549 contro 1.691). Sono sostanzialmente stabili i ricoveri con sintomi (19.873 contro 20.037) e i decessi (2.581 contro 2.519).

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I casi Covid nelle regioni e province italiane

Nella settimana 26 gennaio-1 febbraio, ad eccezione della Sicilia per la quale pesano i ricalcoli dell’ultima settimana, in tutte Regioni si rileva una riduzione percentuale dei nuovi casi (dal -7% del Molise al -46,9% della Puglia.

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Scendono poi da 51 a 20 le province con incidenza superiore ai 2.000 casi per 100.000 abitanti: Bolzano (2.644), Forlì-Cesena (2.524), Vicenza (2.443), Pordenone (2.402), Macerata (2.401), Ravenna (2.345), Rimini (2.306), Fermo (2.258), Gorizia (2.216), Bologna (2.214), Ascoli Piceno (2.188), Ancona (2.131), Pesaro e Urbino (2.127), Reggio Emilia (2.123), Verona (2.109), Trieste (2.051), Treviso (2.042), Ferrara (2.038), Livorno (2.037) e Padova (2.031).

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Meno tamponi e pressione ancora alta sugli ospedali

Calano i tamponi totali (-8,1%), passati da 7.327.579 della settimana 19- 25 gennaio a 6.731.291 della settimana 26 gennaio-1 febbraio, con una diminuzione sia dei tamponi rapidi (-312.410; -5,6%) che di quelli molecolari (-283.878; -16,5%).

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Scende quindi la media mobile a 7 giorni del tasso di positività di tamponi molecolari (dal 22,9% al 19,7%) e antigenici rapidi (dal 14,0% all’11,6%). «Questi numeri – spiega il presidente di Gimbe – dimostrano che la diminuzione dei casi consegue in parte alla riduzione del numero dei tamponi e in parte ad una minor circolazione del virus che, tuttavia, rimane ancora molto elevata».

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La pressione sugli ospedali «resta ancora alta». Secondo  Renata Gili, responsabile ricerca sui servizi sanitari di Gimbe, «rispetto alla rilevazione precedente nei posti letto Covid si registra una sostanziale stabilità dei ricoveri in area medica (-0,8%) e una flessione di quelli in terapia intensiva (-8,4%)». Guardando alle ultime due settimane, infatti, il numero di pazienti ricoverati sembra essersi stabilizzato (da 19.228 del 17 gennaio a 19.873 del 1 febbraio), mentre per le terapie intensive dopo un’iniziale stabilizzazione la discesa è evidente (da 1.717 del 17 gennaio a 1.549 del 1 febbraio).

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Al 1° febbraio, il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti positivi è del 30,4% in area medica e del 16% in area critica. Tutte le Regioni superano la soglia del 15% in area medica, con Valle d’Aosta e Liguria che sfiorano il 40%; ad eccezione di Basilicata e Molise, tutte superano la soglia del 10% in area critica.

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«Si conferma – puntualizza Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione – un ulteriore calo degli ingressi giornalieri in terapia intensiva, la cui media mobile a 7 giorni scende a 115 ingressi/die rispetto ai 132 della settimana precedente».
Restano poi sostanzialmente stabili i decessi: 2.581 negli ultimi 7 giorni (di cui 187 riferiti a periodi precedenti), con una media di 369 al giorno rispetto ai 360 della settimana precedente.

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Vaccini, l'85% della popolazione è immunizzata

Al 2 febbraio l’84,8% della popolazione (cioè 50,2 milioni di persone ) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+352.644 rispetto a sette giorni prima) e l’80,9% (cioè 47,9 milioni di individui) ha completato il ciclo vaccinale (+493.110 rispetto alla settimana precedente).

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Nell’ultima settimana scende poi il numero di somministrazioni (circa 3,3 milioni), con una media mobile a 7 giorni di 468.132 somministrazioni/die: diminuiscono del 16,5% le terze dosi (2.610.572) e del 10,2% i nuovi vaccinati (277.862).

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Le coperture con almeno una dose di vaccino sono molto variabili nelle diverse fasce d’età (dal 98,9% della fascia over 80 al 32,7% della fascia 5-11), così come sul fronte dei richiami, che negli over 80 hanno raggiunto l’85,3%, nella fascia 70-79 l’83,4% e in quella 60-69 anni il 78,7%.

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Calano le nuove somministrazioni

Nella settimana 26 gennaio-1 febbraio si registra un ulteriore calo dei nuovi vaccinati: 277.862 rispetto ai 356.882 della settimana precedente (-22,1%). Di questi il 43,2% è rappresentato dalla fascia 5-11: quasi 120 mila, in netta flessione rispetto alla settimana precedente (- 23,4%); nonostante l’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale, il numero di nuovi vaccinati over 50 scende a 81.382 (-16,9% rispetto alla settimana precedente).

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Sono ancora 7,4 milioni le persone senza nemmeno una dose di vaccino, tra cui 2,46 milioni della fascia 5-11 anni e 693 mila della fascia 12-19 che influenzano la sicurezza delle scuole, oltre a 1,89 milioni di over 50 ad elevato rischio di malattia grave che alimentano i ricoveri in area medica e in terapia intensiva.

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Quanto all'immunizzazione per i più piccoli (fascia 5-11 anni), sono state somministrate 1.607.472 dosi: 1.200.584 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 533.972 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale che si attesta al 32,7% con nette differenze regionali (dal 18,5% della Provincia Autonoma di Bolzano al 49,8% della Puglia).

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L'efficacia delle dosi e l'utilità della quarta

Al 2 febbraio sono state somministrate 33.842.101 terze dosi. In base alla platea ufficiale (ben 42.518.205 persone), aggiornata al 1° febbraio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è del 79,6% con nette differenze regionali: dal 72,9% della Sicilia all’85,8% della Valle D’Aosta.

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Capitolo quarta dose. L'autorità europea, l'Ema, ha suggerito di prenderla in considerazione solo per gli immunocompromessi. «Considerato che molti soggetti appartenenti a questa categoria – sottolinea Cartabellotta – hanno ricevuto la terza dose oltre 4 mesi fa, si auspica una decisione tempestiva in merito da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e del ministero della Salute».

I dati dell’Istituto superiore di sanità dimostrano poi la riduzione dell’efficacia vaccinale a partire da 3 mesi dal completamento del ciclo primario e la sua risalita dopo la somministrazione del richiamo. In particolare:

  • l’efficacia sulla diagnosi scende progressivamente dal 63,8% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni al 36,4% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 68,1% dopo il richiamo;
  •  l’efficacia sulla malattia severa scende progressivamente dal 92% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni all’86,2% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 95,8% dopo il richiamo.
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Complessivamente nelle persone vaccinate con ciclo completo (più eventuale dose di richiamo), rispetto a quelle non vaccinate, nelle varie fasce d’età si riduce l’incidenza di diagnosi (del 32,6-72%), ma soprattutto di malattia grave (del 72,3-89,4% per ricoveri ordinari; del 87,7-95% per le terapie intensive) e decesso (dell’81,5-93,9%).

La scadenza del Green Pass con booster

«Secondo le attuali evidenze scientifiche – conclude Cartabellotta – non è possibile definire una scadenza per il Super Green pass condizionata dall’efficacia del booster e nemmeno escludere la necessità di una quarta dose». Ma, come detto, per Gimbe una scadenza andrà comunque fissata, onde intaccare l'equilibrio costituzionale.

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