Genova, rivolta nel carcere di Marassi, due agenti feriti e celle devastate: coinvolti cento detenuti

È rientrata la rivolta nel carcere di Marassi a Genova: due agenti feriti, celle devastate e danni alle aule. Circa 100 detenuti coinvolti, alcuni saliti sui tetti. All’origine della protesta, una presunta violenza ai danni di uno dei reclusi.
A cura di Biagio Chiariello
21 CONDIVISIONI
Immagine

È rientrata solo dopo ore la rivolta scoppiata nel carcere di Marassi, a Genova, dove circa cento detenuti si sono ammutinati, dando vita a una delle sommosse più gravi degli ultimi anni. La protesta ha avuto inizio nella seconda sezione del penitenziario, coinvolgendo inizialmente un gruppo ristretto di reclusi che, dopo aver forzato l’apertura delle celle, hanno scatenato il caos. Alcuni sono saliti sui tetti e sul camminamento delle mura di cinta, mentre altri si sono spinti fino alla barriera che precede il muro esterno, minacciando l’evasione. Dopo momenti di grande tensione, i detenuti sono rientrati spontaneamente.

Il bilancio è di due agenti della polizia penitenziaria portati in ospedale per le ferite riportate, altri due medicati sul posto e diverse celle completamente devastate. Ingenti i danni registrati al piano terra della seconda sezione, che ospita anche le aule scolastiche del carcere. Secondo quanto riferito da Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, “grazie all’intervento di oltre cento agenti, molti dei quali provenienti da altri istituti liguri, i disordini sono stati sedati. Un agente sarebbe rimasto lievemente ferito, mentre non vi sarebbero contusi tra i detenuti. Le operazioni per mettere in sicurezza il penitenziario sono tuttora in corso”.

La rivolta è esplosa all’indomani di una presunta violenza ai danni di un detenuto, compiuta da altri carcerati. Sarebbe stata questa la scintilla che ha acceso la rabbia. Le autorità stanno indagando, ma tra i tetti del carcere ieri si gridava contro le sevizie e il silenzio che le circonda.

Simonetta Colello, insegnante da 18 anni nell’istituto, ha descritto la scena con sgomento:

Ci hanno messi al sicuro in un’aula. Siamo rimasti chiusi dentro per molto, senza possibilità di comunicare con l’esterno. Ho visto lanci di oggetti e vetri infranti. Non ho mai vissuto nulla di simile”.

All’esterno del carcere, in via del Faggio e piazzale Marassi, è stato mobilitato un imponente dispositivo di sicurezza: polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale hanno presidiato la zona pronti a intervenire. Diversi gli accessi chiusi al traffico.

Il carcere di Marassi, attivo dal 1898, è da tempo al centro di critiche per il sovraffollamento cronico e le condizioni spesso al limite della dignità. In più occasioni i sindacati di polizia penitenziaria hanno denunciato la scarsità di personale, le strutture fatiscenti e la mancanza di risorse per programmi di riabilitazione efficaci.

A commentare l’accaduto è stato anche Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato di polizia penitenziaria: “La rivolta di Marassi potrebbe segnare la ripresa delle sommosse nelle carceri. Da tempo cogliamo segnali allarmanti che denunciamo. Se la scintilla è il presunto stupro, non ci sorprende: i casi di violenza sessuale sono numerosi, ma spesso non vengono denunciati perché subiti da detenuti deboli che hanno paura e si vergognano. È sempre il sovraffollamento la causa principale delle tensioni, e non saranno certo le ‘stanze dell’amore' a risolvere il problema dell’affettività e del sesso”.

21 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views