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Foggia, detenuto muore in cella, i genitori chiedono verità. L’sms di un ex recluso: “Era spezzato”

Osama Paolo Harfachi, il 29enne foggiano di origini marocchine arrestato per rapina il 13 ottobre, è morto due giorni fa nel carcere della città pugliese, dove era detenuto. I genitori chiedono che venga fatta piena luce sulla cause del decesso.
A cura di Davide Falcioni
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Osama Paolo Harfachi, il 29enne foggiano di origini marocchine arrestato per rapina il 13 ottobre, è morto due giorni fa nel carcere della città pugliese, dove era detenuto. I genitori e il fratello hanno chiesto che venga fatta chiarezza sul decesso del giovane, sopraggiunto in circostanze non ancora chiare. Stando a una prima ispezione sul cadavere il 29enne sarebbe morto per arresto cardiaco, ma i familiari sottolineano che "non aveva alcun problema di salute".

Gli stessi genitori hanno riferito ai carabinieri – dopo aver sporto denuncia – di "aver ricevuto, il giorno successivo all’arresto di Osama Paolo, alcuni messaggi da un altro detenuto". Una volta uscito dal carcere il recluso ha riferito che, poco prima di essere liberato, avrebbe incontrato il 30enne e di averlo visto "tutto spezzato" (molto sofferente). I genitori, sulla base di quanto raccontato dal detenuto negli sms, temono che il figlio "possa essere stato picchiato".

Il fratello: "Osama Paolo è stato picchiato dagli agenti"

Zakaria Harfachi, fratello di Osama Paolo, ha chiesto in un accorato post pubblicato su Facebook di fare piena luce su quanto accaduto:

"Questo è mio fratello Paolo, è morto ieri mattina in carcere a soli 29 anni in circostanze molto misteriose dopo 5 giorni che e stato arrestato; sentiva molti dolori, le ultime cose che mi aveva detto era che la polizia lo aveva picchiato. Il carcere non ci ha informato di niente ne all'arresto ne alla morte. Chiedo giustizia, verità, qualsiasi cosa e successo qualsiasi persona entri in carcere ha il diritto di vivere. Arriverò a Strasburgo, stanno intervenendo parecchie associazioni perché i fatti non sono chiari, ci sono molti punti interrogativi.

Il Sappe: "Finisca la caccia al poliziotto penitenziario"

A stretto giro è arrivata la replica del segretario del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) Federico Pilagatti, che ha rigettato tutte le accuse: "Pur comprendendo il dolore per la perdita di un figlio, deve finire questa caccia al poliziotto penitenziario. Stiano tranquilli i genitori del detenuto morto, poiché è stato fatto tutto quello che era necessario per chiarire il tragico accadimento, con la magistratura che non ha aspettato la loro denuncia per aprire un fascicolo sulla vicenda".

Il Sappe precisa che il 30enne, arrestato "qualche giorno prima per una rapina, dopo la trafila anti Covid è stato sistemato in una stanza insieme ad altri detenuti che non si sarebbero accorti di nulla". "Infatti – prosegue Pilagatti – l’allarme è stato dato dal poliziotto addetto alla sezione che verso le ore 8 circa, effettuando il giro di controllo, lo avrebbe visto steso sul materasso come se dormisse. Subito dopo è  ripassato e, non ricevendo alcuna risposta dallo stesso, avrebbe dato l’allarme con l’intervento immediato dei sanitari che ne avrebbero constatato la morte". “Inoltre – aggiunge – per eliminare qualsiasi sospetto il magistrato di turno avrebbe disposto l’autopsia del cadavere da parte di un medico legale nonché provveduto ad interrogare i compagni di stanza e i poliziotti in servizio".

Il Sappe contro Ilaria Cucchi: "Per anni ha gettato fango sull’istituzione penitenziaria"

"Gettare fango sulla polizia penitenziaria – conclude polemicamente Pilagatti – è uno sport nazionale: la più famosa è stata la signora Cucchi, sorella di un detenuto morto in ospedale, che per mesi ed anni grazie alla connivenza di giornalisti ‘democratici’ ha gettato fango sull’istituzione penitenziaria".

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