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Fiat Termini, appello dei parroci ai fedeli: “Scioperate per gli operai”

La Chiesa chiama a raccolta la comunità, in vista della mobilitazione di giovedì : “Non possiamo e non dobbiamo rimanere immobili, perché senza lavoro non c’è futuro”
A cura di Biagio Chiariello
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Raggiunto l’accordo sugli incentivi alla mobilità per i lavoratori dello stabilimento siciliano in dismissione. La Fiat ha stanziato 21,5 milioni di euro, circa il 70% di quello che chiedevano i sindacati che però si dichiarano soddisfatti del risultato, realizzato anche grazie al neo Ministro dello sviluppo economico.

Il caso della Fiat di Termini Imerese arriva nelle parrocchie del territorio della cittadina. La Chiesa chiede infatti a tutti i cittadini del comune in provincia di Palermo di partecipare alla giornata di sciopero generale in programma giovedì 13 a sostegno dei lavoratori ormai da anni nel limbo della cassa integrazione che scadrà a giugno. "Vi chiediamo di partecipare e di far partecipare le persone che incontrerete, certi che il Signore non delude le speranze del popolo che lo invoca con fiducia" è l'appello dei parroci. Nel comunicato congiunto, rivolto "a tutti gli uomini di buona volontà" i parroci di Termini Imerese premono sull'importanza di questa scelta, "avendo ascoltato i bisogni di donne e uomini delle nostre comunità, che ormai giunti allo stremo, danno segni evidenti e inquietanti di sofferenza, la quale in questi ultimi giorni è diventata sempre più ingovernabile".

I preti ricordano che il giorno dopo la manifestazione "si svolgerà un incontro a Roma al ministero dello Sviluppo economico che potrebbe essere decisivo per la risoluzione della vicenda Fiat, madre del progressivo dissesto economico della nostra zona: ormai si è alla vigilia del licenziamento dei 1200 operai".  Alla manifestazione organizzata da Fim, Fiom e Uilm dovrebbero prendere parte in migliaia tra artigiani, commercianti, imprenditori: l’amministrazione comunale ha coinvolto anche le scuole, con delegazioni di studenti in piazza. “La crisi che attanaglia il nostro comprensorio è diventata sempre più grave – si legge ancora nella lettera – noi cristiani, siamo chiamati ad agire, ad operare per il bene nostro e dei nostri figli. E’ in gioco il futuro dei nostri paesi, delle nostre famiglie. Non possiamo e non dobbiamo rimanere immobili, senza lavoro non c’è futuro”.

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