Femminicidio di Patrizia Russo, il marito ha tentato il suicidio in carcere. Salvato in extremis
Giovanni Salomone, reo confesso del femminicidio della moglie Patrizia Russo mercoledì scorso a Solero, ha tentato di togliersi la vita nel carcere di Alessandria ma è stato salvato in extremis dall'intervento della polizia penitenziaria. Stando a quanto emerso l'uomo l'altro ieri ha cercato di utilizzare un lenzuolo come cappio intorno alle 19.45, mentre il suo compagno di cella si era recato in doccia. A scongiurare il peggio è stato l'intervento delle guardie carcerarie.
L’uomo aveva ucciso la moglie all’alba del 16 ottobre, dopo il rientro in Piemonte dalla Sicilia. Originari di Agrigento, erano tornati in terra siciliana dove Salamone coltivava dei terreni di ulivi. Lei, invece, da un anno faceva l’insegnante nel paesino alessandrino. Salomone, che era incensurato, aveva confessato subito il femminicidio prima essere arrestato: era stato lui all’alba a chiamare il 112 per dire: "Venite, ho ucciso mia moglie".
A dare la notizia del suo tentativo di suicidio è stato il sindacati Osapp spiegando che a salvare la vita al detenuto sono stati alcuni agenti della polizia penitenziaria: "Da tempo i vertici dell’Amministrazione centrale sono estranei e scarsamente interessati alle vicende territoriali delle carceri e della polizia penitenziaria – ha detto il segretario Leo Beneduci –. Le donne e gli uomini si sentono abbandonati a sé stessi e le ragioni sono da individuarsi nell’assenza di una vera politica penitenziaria e che veda le carceri in prospettiva futura. Inutile negare – ha aggiunto – che anche per l’attuale governo il carcere è un mero luogo di segregazione, peraltro temporaneo. Ciò non ha impedito agli agenti né ad Alessandria né in altri istituti di fare fino in fondo il proprio dovere con la massima professionalità".