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Femminicidio di Laura Pirri, Il tribunale ordina di portare via il figlioletto alla nonna

“Andrà in casa famiglia”. È la decisione del Tribunale dei Minori per il figlioletto di Laura Pirri, la donna uccisa conl fuoco dal marito a Rosolini (Siracusa). Dopo l’omicidio della mamma per mano del padre, il piccolino, era stato affidato alle cure della zia e della nonna materna. Nonna Giovanna: “Con noi aveva recuperato la serenità e ora vogliono togliermelo per farlo adattare, il mio nipotino è straziato dal dolore, non permettetelo, vi prego”.
A cura di Angela Marino
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"Non portatemelo via, a casa nostra ha ritrovato la serenità e il sorriso dopo il male subito, vi prego!". È il disperato grido di Giovanna Pace, la madre di Laura Pirri, uccisa due anni fa dal marito Sebastiano Iemmolo, a Rosolini (Siracusa). Dopo la morte di Laura, avvenuta dopo 18 giorni di agonia per le ustioni subite nell'incendio appiccato dall'ex, che aveva simulato un incidente domestico, fu proprio il piccolo di 9 anni, sotto il cui sguardo si era consumato il delitto, a raccontare come erano andati i fatti alla nonna materna.

"Papà ha dato fuoco alla mamma", disse a nonna Giovanna, l'unica persona di cui si fidava. La stessa a cui ora è stato sottratto. Fu una prova di maturità e coraggio che ha portato alla risoluzione del caso, ma non ha certo dato pace al piccolino, che dopo di allora è stato accudito prima dalla nonna, poi dalla zia materna, che solo per una grave difficoltà familiare non ha potuto continuare a tenerlo. La donna, infatti, è madre di una bimba affetta da sclerosi tuberosa e non riusciva a garantire al nipotino le cure appropriate. "Lo prendo io – disse la nonna – a cui il tribunale dei minori lo ha affidato lo scorso maggio con provvedimento temporaneo, per poi tornare un giorno a reclamare. "Il bimbo non può più stare con voi, lo porteremo in casa famiglia", ha detto l'assistente sociale a nonna Giovanna ieri, scatenando la disperazione della donna.

Stamane il bimbo, che oggi ha 11 anni, deve essere portato via e condotto in una casa famiglia, da dove probabilmente verrà dichiarato lo stato di adottabilità, in attesa dell’udienza del 3 ottobre. Tutto è stato rimaandato a domattina alle 9:30. I nonni hanno firmato il documento, ma con una clausola: dovranno essere i Servizi Sociali a prelevare il bimbo a casa. "Giuseppe è un bambino molto dolce e tranquillo" dice la nonna, "noi lo amiamo e lui ci ama, non capisco perché non possa stare con noi". "È vero – ammette – siamo anziani (hanno 64 e 67 anni), ma oggi i figli arrivano sempre più tardi, perché non possiamo accudire il nostro nipotino? Perché deve essere sradicato e andare in un posto dove non conosce nessuno? È lui stesso che lo rifiuta – spiega la nonna – mi ha scritto una lettera che non riesco a rileggere, mi spezza il cuore. Vi prego non permettere che tutto questo accada".

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