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Fatto scendere perché senza Green pass: travolto e ucciso da un treno Salvatore Di Gangi, fedelissimo di Riina

Il boss di Sciacca era in custodia cautelare nel carcere di Asti: era stato scarcerato venerdì per problemi di salute e il giorno dopo, 27 novembre, stava tornando in Sicilia.
A cura di Biagio Chiariello
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È morto investito da un treno merci Salvatore Di Gangi, considerato uno dei fedelissimi di Totò Riina e già condannato a 17 anni per mafia. Il 79enne sarebbe stato fatto scendere dal treno alla stazione di Genova Piazza Principe perché senza Green pass. Sull'incidente stanno ora indagando le forze dell'ordine: probabile che Di Gangi sia stato colto da un malore, poco prima di essere travolto dal convoglio. Sul corpo è stata disposta l'autopsia.

Scarcerato venerdì

L'anziano, che era in custodia cautelare ad Asti, doveva scontare una condanna a 17 anni per mafia, inflitta con il rito abbreviato, alla fine del processo ‘Montagna'. Ma venerdì la corte d’Appello di Palermo ha deciso di scarcerarlo sulla base di una perizia che ne attestava problemi di salute. L'incidente è avvenuto sabato sera, 27 novembre.

Chi era Salvatore Di Gangi

Secondo gli investigatori antimafia,Di Gangi era stato dipendente bancario, poi costruttore edile. Dagli inizi degli anni Novanta, il suo nome è presente in diverse inchieste giudiziarie che riguardavano l'area di Sciacca, comune portuale dell’Agrigentino, dove pare stesse tornando. Nelle tasche sarebbe stato ritrovato — secondo l’accurata ricostruzione fatta da il Secolo XIX — un biglietto ferroviario per Roma Ostiense. Da qui si sarebbe diretto in Sicilia.

Le accuse al boss di Sciacca

Il suo nome è riapparso a ottobre nell'indagine sul resort Torre Macauda, alberghi lusso di Sciacca protagonista di diverse inchieste di Cosa Nostra e ritenuto di fatto di proprietà del padrino corleonese Totò Riina. Secondo i pm della Dda di Palermo, coordinati dall'aggiunto Paolo Guido,  il clan saccense sarebbe tornato in possesso del complesso turistico che era stato confiscato all’imprenditore Giuseppe Montalbano. Di Gangi sarebbe stato uno dei veri proprietari della struttura e per questo la Procura recentemente aveva effettuato una perquisizione nella sua cella.

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