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Evan, ucciso di botte a 21 mesi. Le minacce al padre: “Se non togli la residenza tuo figlio muore”

“Se non togli la residenza da questa casa o mi denunci alle forze dell’ordine tuo figlio muore”. È l’inquietante messaggio inviato nelle scorse settimane da Salvatore Blanco, compagno di Letizia Spatola – madre del piccolo Evan – a Stefano Lo Piccolo, padre biologico del bambino ucciso di botte lunedì scorso.
A cura di Davide Falcioni
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"Se non togli la residenza da questa casa o mi denunci alle forze dell’ordine tuo figlio muore". È l'inquietante messaggio inviato nelle scorse settimane da Salvatore Blanco, compagno di Letizia Spatola – madre del piccolo Evan – a Stefano Lo Piccolo, padre biologico del bambino ucciso di botte lunedì scorso proprio dalla mamma e dal suo attuale fidanzato al culmine di mesi di violenze e maltrattamenti. Come riporta Il Secolo XIX a denunciare le minacce è stato proprio Lo Piccolo al commissariato di polizia di Modica, dove è stato interrogato come persona informata sui fatti: "Quell’uomo minacciava me o mio figlio in continuazione. Ho vissuto mesi da incubo. Ero terrorizzato da lui", ha dichiarato il papà di Evan parlando di Blanco. Le minacce venivano inviate via sms e sono ora nelle mani degli inquirenti. Ad aprile, una minaccia che oggi suona tristemente profetica, in risposta alla richiesta del padre di poter vedere il figlio: "Se non togli la residenza, muore".

Letizia Spatola, 23 anni, e il suo compagno Salvatore Blanco, 30 anni, sono attualmente in stato di fermo per i reati di maltrattamenti in famiglia e omicidio in concorso. I due secondo l'accusa avrebbero ucciso di botte il piccolo Evan Lo Piccolo, 21 mesi; la morte del bambino è sopraggiunta lunedì dopo innumerevoli altri episodi di violenza avvenuti negli ultimi mesi. Il bimbo, infatti, era stato trasportato al pronto soccorso il 27 maggio, il 12 giugno e il 6 luglio per due fratture (una delle quali al femore), lividi e bruciature; in due di questi tre casi la madre l'aveva abbandonato allontanandosi dall'ospedale. Compito degli inquirenti sarà anche comprendere come sia stato possibile che in sette mesi nessuno tra medici, carabinieri, polizia e servizi sociali sia intervenuto per togliere il bambino dalle cure dei due adulti che il 17 agosto l'hanno ucciso.

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