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Evade 21 euro e 51 centesimi, riceve una condanna a 2 mesi e 20 giorni

La vicenda di un imprenditore di Latina che, dopo la condanna in primo grado, ha fatto ricorso in appello e poi in Cassazione. Ma quei 21 euro di evasione fiscale gli sono costati lo stesso una pena molto pesante, anche se sospesa.
A cura di Susanna Picone
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Un geometra è stato condannato a 8 anni di reclusione dal gup di Catania perché accusato di aver abusato della figlia della sua amante. Gli incontri avvenivano nel suo studio, l’uomo ricattava la minorenne con un video.

Per colpa della dichiarazione dei redditi del 2004 un imprenditore di Latina è stato costretto a vedersela con la giustizia e alla fine ha ricevuto una condanna definitiva a due mesi e 20 giorni di reclusione. I giudici l’hanno condannato a questa pena (sospesa) per evasione fiscale. Quanto aveva evaso per dover ascoltare tale verdetto? Ventuno euro e 51 centesimi. All’imprenditore erano state contestate delle fatture per operazioni inesistenti per un importo complessivo di 107.59 euro, con la conseguente sottrazione al fisco di un introito Iva – appunto – di 21.51 euro.

L’importo esiguo non conta per i giudici – Una cifra che appare irrisoria ma che ha spinto lo stesso i giudici a richiedere una condanna anche perché i magistrati avrebbero rilevato che andava esclusa la buona fede dell’imprenditore. L’imputato non avrebbe potuto non sapere che le fatture in oggetto riguardassero operazioni inesistenti. Per i giudici l’importo esiguo proprio non conta e dunque, in conseguenza di tale sentenza, l’imprenditore di Latina si troverà a dover scontare quattro giorni di reclusione per ogni euro di imposta evasa, oltre a pagare le spese processuali.

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