Esercitazione Nato, a bordo della portaerei Ford: “Pronti a scoraggiare qualunque minaccia”

Mentre si attendono sviluppi sull' accordo tra Trump e Putin sul cessate il fuoco tra Russia e Ucraina, la pace sembra ancora molto lontana. Nel frattempo, il nuovo Defence Investiment Plan della NATO, che ha portato al 5% del PIL la spesa per la difesa, riflette la necessità per l'Europa di prepararsi a un possibile ridimensionamento della presenza americana nel continente, un tema caro al presidente Trump sin dalla sua ultima campagna elettorale.
Ma cosa succede realmente sul campo di battaglia, al netto della propaganda, delle chiacchiere e delle strategie politiche? Cosa accadrebbe oggi se ci fosse un'escalation militare e se la guerra sconfinasse nel territorio di uno dei paesi membri dell'Alleanza Atlantica? Lo abbiamo chiesto al Paul Lanzilotta, il comandante (di origini calabresi) del Carrier Strike Group 12, il gruppo di assalto attualmente dislocato nel Mediterraneo sulla USS G. R. Ford, la più grande e avanzata portaerei nucleare del mondo, impegnata nell'operazione di vigilanza avanzata Neptune Strike.
"Pronti a scongiurare ogni minaccia".
Il comandante Lanzilotta accoglie una delegazione internazionale di giornalisti nell'hangar numero 2, dove sono parcheggiati alcuni degli F-18 dello squadrone Strike Fighter 31: "Se ci fosse un attacco contro un alleato della Nato – spiega il comandante – noi saremmo parte della componente tattica che esegue gli ordini della nostra Strike Force ed è per questo che siamo concentrati sull'addestramento, per essere pronti a rispondere a qualsiasi minaccia". Durante la campagna di esercitazione Neptune Strike vengono simulati tutti gli scenari di guerra possibili, sia in attacco che in difesa e spesso in coordinamento con altri sistemi d'arma alleati, dislocati nella regione.

La decisione sul da farsi sarebbe dunque di natura politica, almeno in prima battuta, tuttavia l'articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico, cuore del principio di difesa collettiva della NATO, vincola gli alleati a considerare un eventuale attacco armato contro uno stato membro, come un attacco contro tutti gli alleati. Fino ad ora, nella storia, l'unica volta in cui è stato invocato l'articolo 5 del trattato è stato dopo gli attentati dell'11 settembre alle Torri Gemelle.
"Questo è il più versatile, capace e manovrabile sistema d'arma navale del mondo – spiega il comandante Lanzilotta – abbiamo collaborato con Finalndia, Grecia, Italia, Francia e quando ci uniamo ai nostri alleati nella regione formiamo davvero una forza straordinaria. Tornare nel Mediterraneo significa molto per me: mio nonno è immigrato dall'Italia e col suo duro lavoro ha garantito un'istruzione a mio padre e a me, che posso finalmente beneficiare dei loro investimenti e restituire qualcosa servendo il mio paese".