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Douglas chiude 128 profumerie in tutta Italia, a rischio 457 posti di lavoro

La catena di profumerie Douglas Italia ha formalizzato ai sindacati la lista dei 128 punti vendita oggetto della riorganizzazione che coinvolge 457 lavoratori. Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs hanno ribadito la ferma contrarietà alle chiusure e hanno sollecitato la convocazione del tavolo di crisi presso il ministero dello Sviluppo Economico.
A cura di Susanna Picone
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Ben 128 negozi della catena di profumerie Douglas Italia chiuderanno lungo la penisola lasciando in bilico 457 dipendenti. La riorganizzazione dovrebbe completarsi nei prossimi 18-24 mesi. "La catena tedesca ha già disdettato la maggior parte dei contratti di locazione dei negozi", fanno sapere Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs, sottolineando che si tratta di "una scelta contestata" arrivata in assenza di un piano commerciale ufficiale, anche alla luce della proroga dei licenziamenti stabilita dal Dl Sostegni al 31 ottobre 2021. I sindacati hanno ribadito la ferma contrarietà alle chiusure e hanno sollecitato la convocazione del tavolo di crisi presso il ministero dello Sviluppo Economico. In una nota i sindacati informano che il confronto con la direzione aziendale è stato aggiornato al 9 aprile, “data entro la quale Douglas dovrebbe presentare il piano commerciale palesando i criteri di individuazione utilizzati e quali sono le misure che intende mettere in campo volte alla salvaguardia occupazionale, atteso che grazie all’e-commerce il calo di fatturato è stato decisamente contenuto”.

L'elenco delle chiusure delle profumerie Douglas

L'elenco dei negozi Douglas destinati ad abbassare le serrande comprende 20 punti vendita in Lombardia, sei in Piemonte, cinque in Friuli Venezia Giulia, sei in Veneto, otto in Emilia-Romagna, 12 in Sardegna, cinque in Liguria, 17 in Toscana, cinque nelle Marche. Alcuni di questi punti vendita sono già stati chiusi da febbraio e per gli altri la deadline è marzo 2021. "Chiudere i negozi è una scelta inaccettabile –  dice la segretaria nazionale della Fisascat, Aurora Blanca – si tratta di un'azienda che impiega prevalentemente donne e, qualora non si dovessero trovare delle soluzioni, questo segnerebbe ancor di più il gap di genere esistente nel nostro Paese".

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