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“Dino Grandi non è un eroe né un antifascista. Ne La lunga notte errori storici”: l’analisi dell’esperta

L’analisi di Patrizia Dogliani, docente di Storia contemporanea presso l’Università di Bologna, a Fanpage.it: “Nella fiction La lunga notte in onda su Rai 1 una serie di errori. Dino Grandi è stato un personaggio coerente e coraggioso. Ma un conto è il coraggio e un altro è farne un eroe della Patria”.
Patrizia Dogliani
docente di Storia contemporanea presso l’Università di Bologna.
A cura di Ida Artiaco
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"Dino Grandi è stato un personaggio coerente e coraggioso. Ma un conto è il coraggio e un altro è farne un eroe della Patria. Non lo era, così come non era un antifascista: ha tentato di salvare il qualche maniera ciò che restava del fascismo in quel momento storico".

A parlare è Patrizia Dogliani, docente di Storia contemporanea presso l’Università di Bologna, che ha spiegato a Fanpage.it perché la figura di Dino Grandi sia storicamente diversa da quella mostrata nella fiction "La lunga notte" andata in onda su Rai dal 29 al 31 gennaio e dedicata al gerarca fascista autore dell’ordine del giorno presentato alla riunione del Gran consiglio del fascismo del 24-25 luglio 1943 al termine della quale Benito Mussolini fu messo in minoranza.

L'impressione che la professoressa ha avuto è che ci siano stati alcuni errori nella narrazione della fiction, dalla presenza di auto degli anni Cinquanta al fatto che Clara Petacci, amante di Mussolini, fosse chiamata "signorina" quando "all'epoca era già sposata. Ed anche le altre donne che gravitavano intorno al Duce sono state tratteggiate in maniera sbagliata".

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Cosa ha cercato di fare realmente Dino Grandi

Ma è sulla figura di Grandi che Dogliani si concentra: "Ho avuto l'impressione che sia stato trattato quasi da eroe della Patria. Questo è completamente sbagliato, perché lui tenta di salvare in qualche maniera ciò che del fascismo si poteva salvare in quel momento. Non è un antifascista ante litteram, ha cercato di salvare un regime affidandosi in parte alla monarchia, con un re incapace di agire, e in parte ai più moderati tra i gerarchi fascisti".

Storicamente – ha spiegato la docente – "è stato uno degli esponenti più importanti e interessanti del regime fascista. Viene per altro dal fascismo emiliano, c'è tutta la parte dello squadrismo a cui lui aderisce. È entrato molto giovane in Parlamento. È stato un uomo che ha sempre avuto una sua coerenza. Ha affiancato il Duce in maniera convinta a partire dal 1925 e ha assunto una serie di incarichi importantissimi, passando dagli Interni agli Esteri alla Giustizia. Non è mai stato convinto dell'alleanza con la Germania nazista, così come Gian Galeazzo Ciano, ed è sempre stato vicino ai conservatori britannici, cercando una soluzione che fosse un compromesso per giungere alla fine della guerra senza una sconfitta totale dell'Italia".

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Dino Grandi non è l'artefice della caduta del Duce, sua l'iniziativa

Alla domanda se si possa dire che Dino Grandi è stato l'artefice della caduta di Mussolini, Dogliani ha risposto: "Io sarei per dire che il sistema è imploso in se stesso. Lui ha preso l'iniziativa ma in una situazione storica così complessa da solo un uomo nn ce l'avrebbe fatta a far cadere un sistema politico. Però è stato certamente colui che in qualche maniera ha dato una svolta rispetto all'incapacità di Vittorio Emanuele III o dei monarchici di prendere l'iniziativa dopo essersi convinto che la vecchia guardia fascista non sarebbe più tornata al potere in quella situazione. Ha mantenuto una sua coerenza e anche un suo coraggio, ma una cosa è il coraggio e un'altra è farne un eroe".

Franco Bernini, Bernardo Pellegrini, soggettisti e sceneggiatori, e Pasquale Chessa, consulente storico della miniserie tv La lunga notte, hanno risposto all’analisi della storia Patrizia Dogliani su Fanpage.it: “Grandi non fu un eroe e noi non lo abbiamo certo descritto come tale. Nel nostro racconto viene detto tutto quello che, documenti alla mano, i suoi avversari pensavano di lui”.

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