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Chi era Clara Petacci, l’amante di Mussolini: la donna che seguì il Duce fino alla morte

Il 28 aprile Benito Mussolini viene ucciso dai partigiani insieme alla sua amante, Claretta Petacci. I loro corpi vengono poi appesi a testa in giù a piazzale Loreto. Dal primo incontro, alla fuga e alla cattura, la vita della donna rimasta fedele al Duce fino alla sua tragica fine.
A cura di Biagio Chiariello
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Clara Petacci e Benito Mussolini
Clara Petacci e Benito Mussolini

Clara Petacci è stata l’amante di Mussolini, morta insieme al leader del Fascismo e i loro corpi appesi e messi in mostra a Piazzale Loreto a Milano il 29 aprile 1945.

Proveniente da un'antica famiglia che vantava origini aristocratiche, ma che socialmente apparteneva all'alta borghesia romana (il padre era medico presso il Tribunale Pontificio e titolare di una clinica privata), Clara – interpretata da Martina Stella nel docufilm “La Lunga Notte – La Caduta del Duce“ – era appassionata di pittura.

Passione che tuttavia abbandonò per dedicarsi alla relazione col Duce, nonostante fosse già sposata. Non si sa con certezza quando ebbe iniziò: forse già nel 1932, come sembrerebbe provare una nota in suo diario di quegli anni. Ma è certo che a Mussolini rimase fedele fino alla sua tragica fine.

Chi era Clara Petacci, l’amante di Mussolini

Clara Petacci, detta Claretta, nasce a Roma il 28 febbraio 1912 a Roma. Secondogenita del medico dei Sacri Palazzi apostolici, Francesco Saverio, e di Giuseppina Persichetti, la sua famiglia comprendeva altri due figli, con Marcello nato nel 1910 e Miriam nel 1923.

Appassionata di pittura e con velleità cinematografiche, il suo amore per il Duce fiorisce sin da giovanissima. Pare che avesse appena 14 anni quando scrisse la sua prima lettera a Benito Mussolini dopo l’attentato compiuto da Violet Gibson, la donna che esplose un colpo di pistola ma ferì il leader fascista solo di striscio al naso. Era il 7 aprile del 1926.

Clara Petacci
Clara Petacci

Il primo incontro con Benito Mussolini e l’inizio della relazione

Clara dovrà attendere altri otto anni per incontrarlo. È il 24 aprile 1932, la ventenne è in macchina con tutta la famiglia, in direzione Ostia, quando un'Alfa Gran Turismo la sorpassa. A bordo c'è Benito Mussolini. La giovane, folgorata da quella “apparizione”, scende di corsa e si fa promettere dal Duce, allora 48enne, che si sarebbero rivisti a Palazzo Venezia.

Da allora gli incontri diventano sempre più frequenti nonostante le remore iniziali di Mussolini che, oltre al rapporto con la moglie Rachele, non voleva compromettersi per una minorenne (la maggiore età all’epoca era 21 anni), peraltro nubile.

Il matrimonio di Claretta con Riccardo Federici

Così Claretta domanda al suo "Amato Ben" se un matrimonio potesse eliminare gli scrupoli legati alla sua giovane età e alla loro amicizia. La risposta è affermativa e la ragazza convola a nozze in tutta fretta con un sottotenente della Regia Aeronautica, Riccardo Federici, a lei comunque già destinato dalla famiglia.

E anche per questo evento si rivolge a Mussolini. È il novembre 1933 e la Petacci gli chiede di concedere una deroga per dare la possibilità al suo fidanzato di sposarla, non avendo compiuto il trentesimo anno di età come stabilisce il regolamento della Regia aeronautica.

Il matrimonio di Claretta Petacci con Riccardo Federici
Il matrimonio di Claretta Petacci con Riccardo Federici

Da quel momento in poi il rapporto tra Clara e il Duce diventa totale. Si telefonano e si scrivono fino dieci volte al giorno, oltre a vedersi con frequenza regolare. Ma nel frattempo si arriva al 1936, anno della separazione della Petacci col marito. In questo occasione pare sia stato Federici a scrivere al capo del Fascismo per ottenere il trasferimento all’estero; l’uomo venne spedito a Tokyo.

I rapporti della famiglia di Clara con il fascismo

Dire che la relazione tra Claretta e Mussolini fosse benvista dalla famiglia della ragazza è un eufemismo. Lungi dal contrastare la relazione con un uomo sposato (uno scandalo per l'epoca), i Petacci hanno praticamente spinto la loro cara tra le braccia del Duce. Con tutti i benefici che ne sono derivati tra promozioni, proprietà, vacanze e gioielli, tutto a spese dello Stato.

In particolare una villa a Roma, nel quartiere Monte Mario, con le stanze da bagno tappezzate di marmo nero.

Il padre di Claretta diventa collaboratore del Messaggero, con lo stesso Mussolini a correggergli i refusi e intenzionato a nominarlo senatore; il fratello, Marcello, ufficiale medico della Marina, ottiene la libera docenza in Patologia chirurgica e la direzione del reparto chirurgico dell’ospedale militare di Venezia; Myriam, la sorella, diventa una star del cinema col nome d’arte di Miria di San Servolo.

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La fuga al nord e la cattura

Alla caduta del regime, ottenuta grazie alla sfiducia del gerarca Dino Grandi, Clara Petacci viene arrestata il 25 luglio 1943 per essere poi liberata l'8 settembre grazie alla firma dell'armistizio di Cassibile.

Travolta dagli eventi della Seconda guerra mondiale, l’8 settembre 1943 l’intera famiglia Petacci segue Mussolini, trasferendosi in una villa a Gardone Riviera, sul Lago di Garda, situata non lontano dalla residenza del leader fascista e dalla sede ufficiale del governo repubblicano a Salò.

Nonostante la Repubblica Sociale in mano ai tedeschi e una guerra praticamente persa, Claretta rimase fedele al suo Ben fino alla fine: lo segue a Milano il 18 aprile 1945 e successivamente con le forze residue e un gruppo di gerarchi. Da lì si unisce a una colonna di mezzi tedeschi, col Duce travestito da soldato tedesco per sottrarsi alla cattura.

Il 27 aprile 1945, Clara viene bloccata a Dongo. Nel frattempo i suoi familiari erano già volati in aereo a Barcellona.

La morte di Clara Petacci: il corpo appeso a testa in giù a piazzale Loreto

Il giorno dopo, il 28 aprile Benito Mussolini e Clara Petacci vengono fucilati dai partigiani a Giulino di Mezzegra, sul lago di Como, sebbene su Clara non pendesse alcuna condanna. E qui storia e leggenda si fondono: secondo alcune ricostruzione l’amante del Duce, 33 anni al momento dell’esecuzione, avrebbe cercato di proteggere il suo amato Ben, interponendosi tra il plotone di esecuzione e il leader fascista.

Il 29 aprile i loro corpi vengono esposti a Piazzale Loreto (Milano) e appesi a testa in giù sulla pensilina di un distributore di benzina, dopo essere stati oltraggiati dalla folla, in segno di vendetta per la strage di quindici partigiani, il 10 agosto 1944.

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