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Daniele, beffato dall’ex moglie: “Mantengo suo figlio, ma non sono io il padre”

Scoprire di aver riconosciuto un figlio a propria insaputa ed essere obbligato a mantenerlo mensilmente con contributi economici: questa è la folle vicenda capitata a Daniele.
A cura di Simone Nocentini
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Che cosa fareste se un giorno vi dicessero che avete un figlio a carico a vostra insaputa? E' quanto accaduto a Daniele Di Mauro, architetto siciliano originario di Floridia, in provincia di Siracusa.

"Sono stato costretto ad andare via dal mio paese, tutti parlavano di noi e della mia storia assurda. Ora vivo in Toscana per vivere la mia vita serenamente, ma prima dovrò risolvere questa questione".

Ma facciamo un passo indietro e torniamo nel 2013, anno fondamentale per lo svolgimento dell'intera vicenda: "Sono un architetto e durante una prestazione professionale, ho conosciuto Giuseppina, una ragazza con un bimbo di 2 anni avuto da una precedente relazione, ma mai riconosciuto dal padre. Dovevo aiutarla e fare una perizia su un immobile che lei aveva in condivisione con il suo precedente compagno, padre naturale del figlio. I due, però, dopo aver litigato e aver deciso di mandare all'aria le nozze, hanno voluto vendere il loro immobile. Io sono stato incaricato di fare una perizia tecnica, prima di far mettere in vendita la casa. Iniziando a frequentare la ragazza, però, pian piano mi sono innamorato di lei, o almeno credevo di esserlo".

Già, perchè dietro la passione, il corteggiamento, l'amore, si celavano parecchi lati oscuri: "Dopo un breve periodo nel quale ci siamo conosciuti, forse troppo poco, il 4 gennaio 2014 ci siamo sposati. Il matrimonio è stato celebrato da un suo amico prete. Dopo circa un anno dalle nozze lei mi ha detto, durante un pranzo di famiglia, che suo figlio era stato riconosciuto anche da me. Non potete immaginare cosa è successo in quell'occasione: ci è mancato davvero poco che finisse a cazzotti".

Ma non finisce qui. E' a questo punto che Daniele capisce di aver scoperto soltanto la punta di un iceberg: "Preso dal panico sono andato immediatamente al Comune e ho scoperto che il funzionario dello Stato Civile aveva trascritto nell'atto di matrimonio che io avevo fatto la legittimazione del bimbo in chiesa. In poche parole: questo funzionario ha trascritto la mia concessione al riconoscimento del bimbo, come mio figlio naturale: cosa che io non ho mai neanche lontanamente pensato di voler fare. La cosa è gravissima: secondo il documento io e la signora, avremmo avuto questo bambino prima del matrimonio. Io ora mi trovo un bambino come figlio naturale. Lei, dopo aver intuito la mia contrarietà al riconoscimento del bambino, mi ha chiesto subito la separazione. Io, di tutta risposta, ho dovuto chiedere l'annullamento del matrimonio alla Sacra Rota".

A questo punto parte un lungo ed estenuante processo, reso ancora più difficile dalle continue assenze della mamma del piccolo: "In tutte le udienze non si è mai presentata, nè durante la fase di separazione, nè in quella riguardante il problema della legittimazione. Il giudice l'ha chiamata 5 volte ed è sempre stata assente in aula. Ma fin dove bisognerà arrivare? Un giudice quante volte dovrà interpellarla prima di prendere qualche provvedimento? Io chiedo semplicemente che si presenti davanti ad un giudice dicendo come stanno le cose: i miei testimoni già hanno detto la verità in aula, cioè che il giorno del matrimonio, in chiesa, io non ho fatto nessuna legittimazione di alcun figlio."

Intanto la causa, seppur lentamente, va avanti e Daniele è costretto a mantenere il bimbo: "Devo inviargli ogni mese un corrispettivo economico per il bambino di questa signora. La mia preoccupazione è che loro portino avanti questa vicenda ad oltranza, riuscendo così a mettersi in tasca più soldi possibili. Ogni mese lei riscuote questi soldi e, addirittura, ha chiesto l'aumento del mantenimento al giudice. Ma ci rendiamo conto?".

Inizialmente era stato anche proposto una sorta di accordo: "Lei, insieme al suo legale, mi avevano detto che se avessi pagato 50.000 euro, tutto si sarebbe chiuso. Ma cosa vuol dire: se pago non sono il padre e se pago sono il papà del bimbo? Se sono padre sono padre, no?

E un test del DNA può aiutare?

"Io l'ho sempre chiesto, ma lei si è sempre sottratta, astenendosi a qualsiasi interrogatorio. Intanto il processo va avanti e io sono costretto ad inviare denaro illegittimamente ogni mese ad un figlio non mio. Sembra quasi che sia stata "pilotata" una lentezza burocratica per tenermi sotto scacco. Io ho conosciuto questa donna nel 2013, quando suo figlio aveva già 2 anni: una prova del DNA sarebbe inutile, io sono completamente estraneo a tutta la vicenda. Sapevo che questo bambino avesse un padre, ora che sono diventato io suo papà mi sento come se mi avessero venduto. Mi sembra un gioco fatto sulla mia pelle. La cosa che lascia allibiti è l'insensibilità del padre naturale davanti a questa situazione. Il 4 maggio ci sarà un'altra udienza nella quale lei è invitata a comparire in aula: è incinta, secondo voi si presenterà?".

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