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Crollo liceo Darwin, 2 milioni di risarcimento alla famiglia di Vito Scafidi

Vito Scafidi morì nel 2008 per il crollo di un soffitto della scuola di Rivoli (Torino). Aveva 17 anni. I giudici hanno riconosciuto il caso “emblematico dell’insicurezza delle scuole italiane”.
A cura di Susanna Picone
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Un risarcimento di circa due milioni di euro. Questa la cifra che riceveranno i familiari di Vito Scafidi, lo studente rimasto ucciso nel novembre del 2008, quando aveva appena 17 anni, nel crollo di un controsoffitto al liceo Darwin a Rivoli. La decisione è stata presa dai giudici torinesi che hanno definito il caso “eccezionale e unico” e hanno determinato un risarcimento del danno che va oltre i massimi tabellari previsti. La somma da pagare ai familiari dello studente è a carico della città metropolitana di Torino. Il giudice Anna Castellino ha parlato nella sua sentenza di un “accostamento ormai inevitabile e costante tra il problema della sicurezza nelle scuole e il nome di Vito Scafidi, diventato, suo malgrado, l’emblema nella coscienza collettiva”. Per calcolare il danno il giudice ha deciso di superare le tabelle utilizzate normalmente dal tribunale di Milano, che la Cassazione nel 2011 indicò come parametro di riferimento. A suo giudizio, infatti, la vicenda del liceo Darwin presenta quel carattere di “eccezionalità che non solo giustifica, ma rende doveroso l’adeguamento della liquidazione al caso concreto”.

“La morte di Vito non è uguale alle altre perché non si può morire in un’aula di scuola”, hanno detto da parte loro gli avvocati che hanno assistito la famiglia Scafidi. I legali dello studio Ambrosio e Commodo hanno spiegato che in un Paese che aspira a definirsi civile “la morte di Vito non può essere risarcita con le stesse somme che vengono liquidate per un investimento pedonale. O per un decesso derivante da un errore medico durante un intervento d’urgenza. O per un incidente sugli sci”. Il risarcimento di due milioni di euro è destinato al padre di Vito, alla sorella e ai nonni. La madre dello studente, Cinzia Caggiani, intenterà invece un’altra causa civile, dopo che il percorso penale si è chiuso con le sei condanne inflitte dalla Corte d’Appello di Torino nell’ottobre 2013, poi confermate dalla Cassazione.

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